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QT n. 3, marzo 2010 L’editoriale

Povera Europa...

L’Europa è in preda al panico. Teme l’aggressiva concorrenza economica delle nuove potenze emergenti da quello che era stato definito il terzo mondo. Cina, India e Brasile incombono sui mercati, anche con i metodi spicci dei novizi, favoriti dal privilegio di poter sfruttare lavoratori senza diritti.

Ha paura degli immigrati, che utilizza nelle proprie aziende, ma sconvolgono l’organizzazione sociale ed appaiono ai ceti più insicuri come diversi minacciosi.

Trema all’idea del terrorismo e dell’Islam, covando la sensazione di trovarsi in una fortezza assediata e rifugiandosi nella ostinata difesa di una sua identità culturale e religiosa che percepisce in pericolo. Queste paure, spontanee ma ancor più alimentate dai media, fanno la forza della destra politica che raccoglie consensi anche nelle classi sociali più deboli. Un’Europa in questo stato è destinata a soccombere e a vedere i suoi problemi non risolti, anzi aggravati.

A cominciare dalla sua integrazione, che infatti da alcuni anni segna il passo e ristagna. Vero è che la sua accelerata espansione verificatasi fino a comprendere 27 stati, di per sé un fatto positivo, ha però anche reso più complesso e stentato il processo di unificazione politica. Però a tale difficoltà obbiettiva si è aggiunto un vertiginoso vuoto politico culturale. Le grandi figure che avevano ispirato il suo nascere sono state sostituite da piccoli uomini. I Degasperi, gli Adenauer, i Willy Brandt sono conservati nella nostra memoria come giganti al confronto con i modesti protagonisti della politica europea degli ultimi decenni. Non è un caso che i grandi personaggi degli ultimi cento anni della storia del mondo vengono da altre contrade. Il Mahatma Gandhi, Nelson Mandela, Malcolm X e Martin Luther King, personaggi che hanno provocato mutamenti rivoluzionari con la forza della non violenza, sono apparsi in altri continenti. L’Europa, dopo la parziale adozione della moneta unica, è ripiegata in uno stato di sterile attesa.

Recentemente i socialisti olandesi hanno fatto cadere il loro governo opponendosi alla proroga della missione militare della NATO in Afghanistan. Un piccolo, minuscolo segnale di quello che potrebbe essere un risveglio politico dell’Europa. Dopo tutto la lealtà verso l’alleato d’oltre Atlantico consiste anche nell’aiutare il presidente Obama a rimediare ai crimini commessi dal suo predecessore.

L’internazionale socialdemocratica, il partito socialista europeo dove sono?

I problemi dei nostri giorni, ed ancor più quelli del futuro prossimo, i problemi del villaggio globale non sono alla portata dei governi dei singoli stati nazionali d’Europa. Solo un’Europa politicamente unita può sperare di avere un ruolo decisivo, per affrontare le situazioni di crisi politica del pianeta e la conversione del sistema economico-finanziario mondiale per adeguarlo alle fondamentali esigenze di una più equa distribuzione della ricchezza e di rispetto dell’ambiente naturale.

Dall’Italia che baruffa sulla compagnia di bandiera, immersa nel fango della corruzione e dominata dai beceri localismi della Lega c’è poco da aspettarsi. Dall’altra, quella che sta all’opposizione, è lecito attendersi un segnale di risveglio?