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Inceneritore: è l’ora delle “scelte irrevocabili”?

Il progettato inceneritore di Ischia Podetti ha due caratteristiche che lo renderanno molto peculiare rispetto ad altri esistenti in Europa. Primo: la posizione, il fondovalle di Trento, ossia l’area più densamente abitata della Provincia. La scelta fu fatta, all’epoca, dalla Pat, ed è ora pressoché impossibile tornare indietro, pena non fare nulla.

Secondo punto, le condizioni meteorologiche del fondovalle che, per 50- 70 giorni all’anno creano uno strato d’aria fredda dello spessore di 100-150 metri in altezza, impossibilitato a risalire dalla presenza di uno strato d’aria calda sovrastante. All’interno di tale strato d’aria praticamente ferma, assimilabile ad una bolla d’aria perfettamente sigillata vivono 200.000 abitanti che la riempiono con i prodotti gassosi scaricati da impianti di riscaldamento, attività industriali, automobili.

In tale situazione, la scelta di posizionare proprio lì l’inceneritore costituisce una sfida tecnologica che rasenta l’impossibile, imponendo cautele che non possono essere superate senza un approfondimento molto serio. Per questo non si deve cadere nel tranello della rudezza ed irresponsabilità dettate da quanti ci dicono: “Decidè e finila con ‘sta storia dell’inceneritore!”

Infatti la gran parte dei cittadini, che hanno saputo raggiungere in brevissimo tempo una percentuale di rifiuti differenziati del 70% con punte dell’80%, chiedono ora di perfezionare la scelta dell’impianto e della sua taglia.

Davanti alla civiltà di tale comportamento sarebbe criminale non tenerne conto, e non fare un’ultima valutazione e confronto. Alcuni punti basilari:

  • Aggiornare il piano provinciale dei rifiuti, esigendo che la Pat consideri i nuovi risultati della differenziata e affronti tutti i temi ancora aperti: fanghi di depurazione, rifiuti organici, rifiuti tossici e nocivi. Da tale aggiornamento conseguirà il dimensionamento più corretto dell’impianto.
  • Chiarire che l’impianto di trattamento finale dovrà rispondere all’esigenza primaria di ridurre al massimo quantità e pericolosità dei gas dispersi in aria. Di qui la scelta di un impianto in grado di selezionare e raccogliere, ad esempio attraverso un processo di separazione meccanica o biomeccanica, le materie seconde ancora agevolmente recuperabili, prima del passaggio all’incenerimento. Così si sacrificherà, in parte, il quantitativo di calore recuperabile, ma si ridurranno di molto i gas inquinanti.
  • Scegliere una procedura di gara che mantenga un elevato tasso di competenza tecnica nella struttura pubblica. Il project financing, fin qui ritenuta la procedura ottimale, non è quella più corretta, in quanto comporta un’eccessiva delega al privato da parte dell’amministrazione, che deve tutelare la salute dei cittadini. La finanza di progetto è oggi criticata in tutta l’Unione europea perché priva la pubblica amministrazione delle competenze necessarie per guidare la gestione ed il controllo di impianti complessi come gli inceneritori.
  • Operare una scelta tecnologica che assicuri per i gas da trasferire in aria sempre e comunque a livelli almeno 10 volte inferiore a quelli previsti per legge. Trento già supera i limiti di legge di presenza di particolati inquinanti sottili, le cosiddette Pm10, per almeno 35-40 giorni all’anno; se ad esse aggiungiamo anche altri inquinanti gassosi...

Alla domanda se sia giunta l’ora delle scelte, rispondo quindi: sì, ma solo dopo aver fatto gli ultimi approfondimenti.