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Hofer e Langer

Francesco Passerini

Ha scritto Fabrizio Rasera nell’editoriale del numero di settembre di QT: “L’inclusione di Hofer nel pantheon politeista degli eroici progenitori è incontestabile. La domanda che ci poniamo è quale interpretazione della storia e quale immagine del futuro vi rappresenti.”

Non ho una mia risposta, ma rileggendo Alexander Langer una risposta la si trova. Mi riferisco all’articolo “Chi è Andreas Hofer e perché si parla tanto di lui”, pubblicato, sempre da QT, in occasione del 175° anniversario della rivolta hoferiana e contenuto nella raccolta di scritti langeriani “Il viaggiatore leggero”, (Sellerio). Scriveva Langer: “Non si trovano facili identificazioni. Né si vorrebbe stare senza riserve dalla parte dell’oste passiriano che lottava in nome della restaurazione del buon tempo antico cattolico e imperiale contro il pericolo rivoluzionario e illuminista, ma bisogna pur riconoscere con rispetto e simpatia che si è trattato di una autentica sollevazione partigiana, di contadini in lotta per difendere la propria piccola patria contro gli usurpatori e oppressori, incuranti della ragion di Stato che li aveva già sacrificati. Tanto meno ci si può schierare dalla parte degli occupanti franco-bavaresi, anche se andrebbe apprezzata più di una delle loro riforme illuminate, soprattutto a confronto con la restaurazione metternichiana seguita al congresso di Vienna.” La critica ad entrambe le parti in causa richiama alla memoria Francisco Goya, che ad ancien régime imperante realizzò “Il sonno della ragione genera mostri” ma che, con “Il 3 maggio”, rappresentò la tragicità della repressione napoleonica contro il movimento spagnolo di resistenza. Partita da Hofer, la riflessione di Langer si allargava: “Fin dalla sconfitta dei contadini rivoluzionari di Gaismair, nel ‘500, c’è un’infausta costante che attraversa la storia tirolese. Innovazioni, progressi, aperture, riforme non scaturiscono più dalla forza propria del popolo tirolese (che per lunghi secoli si lecca le ferite della sconfitta dei contadini rivoltosi), ma provengono ormai solo dall’esterno.”

Rasera si chiede quale “immagine di futuro” possa nascere dal riconoscimento del ruolo di “eroico progenitore” svolto da Hofer. Langer ne traeva un’indicazione, posta sotto forma di domanda: “Ci sarebbe una cosa cui pensare utilmente nell’anno del “giubileo” (inventato ed enfatizzato per tutt’altri scopi): come promuovere la critica e il rinnovamento della società tirolese dall’interno, in maniera da non farsi respingere dagli anticorpi posti a vigilanza contro le infiltrazioni estranee, senza per questo perdere legami solidi con i movimenti e le correnti di rinnovamento nella più ampia Europa?”.

Per parecchi anni il processo di globalizzazione è sembrato avanzare senza grandi opposizioni. È sembrato che la cultura e l’economia occidentali dovessero raggiungere ogni angolo della Terra. Lo scenario è però mutato con gli attentati commessi dal terrorismo islamista fin dentro al cuore dell’Occidente. La replica è consistita principalmente in guerre per “esportare” democrazia e diritti. Le difficoltà incontrate fanno parte della cronaca. È azzardato un accostamento con quell’imperialismo napoleonico che si presentava come portatore di ideali illuministici e “universali”?

In Italia i partiti di sinistra hanno perso radicamento territoriale (al nord a vantaggio della Lega) e nel Sud Tirolo avanza la destra anti-italiana. L’esigenza individuata da Langer di una politica che partendo dal basso sappia coniugare visione globale con consapevolezza del contesto territoriale è ancora attuale. E non solo per la realtà sudtirolese.