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Oriente Occidente 2009: Cina e India, tradizione e contaminazione

Dal Continente Nero (Oriente Occidente Africa) all’Oriente, ovvero a "Cindia", Cina e India, i due paesi a cui è dedicata l’edizione 2008 del festival. E scusate se è poco: il Dragone e l’Elefante, con i loro tre miliardi e mezzo di persone e una crescita economica costante quanto piena di contraddizioni, sono i due stati-continente nei quali si decideranno sempre più le sorti del pianeta. Paesi emergenti che velocemente stanno rinnovando gli antichi fasti, ove il dialogo tra modernità e tradizioni ancestrali è ben apprezzabile anche nel campo della danza, capace di riproporre codici e regole di un atavico immaginario filosofico-religioso apportando però piccole ma significative innovazioni.

Da "Pushed" di Padmini Chettur, in scena domenica 7 settembre.

Il festival offre un intenso programma che, partendo da danze ancestrali come il Barata Natyam, tipica del sud dell’India, giunge fino alle sperimentazioni di compagnie avanguardiste come la cinese LTDX, onnivora nella campionatura in stile di balletti della tradizione occidentale. L’acronimo sta per Leidong Tianxia, ovvero il "Tuono rimbomba sotto il Cielo", nome che è spia della volontà di rinnovamento della giovane formazione, la cui direzione artistica è affidata a Willy Tsao, figura fondamentale per comprendere l’evoluzione dell’arte coreutica contemporanea in Cina; il suo nome è non a caso legato a tutte le compagnie ospiti di "Oriente Occidente", dalla storica City Contemporary Dance Company di Hong Kong alla Guangdong Modern Dance Company.

Decisamente più classico il lavoro della Legend Lin Dance Theatre, compagnia di Taiwan fondata dalla coreografa Lee-Chen, portavoce di una tradizione artistica che cerca di resistere all’invasione della cultura occidentale, il cui spettacolo è denso di simbologie e figure spettrali che prendono spunto dal cerimoniale daoista del Jiao.

Comincia invece con una libera reinterpretazione occidentale lo sguardo sull’affascinante contesto indiano, sperimentato da vicino dai danzatori diretti dalla ferrarese Monica Casadei, allettata dall’idea di "provare a entrare con i nostri corpi di occidentali nella mitologia cristallizzata di quest’arte". Ci si riferisce in particolare al Bharata-Natyam, uno tra i più importanti e conosciuti stili della danza classica indiana, nella quale sono sollecitati tutti i muscoli del corpo, compresi quelli del viso e delle mani, che tramite il linguaggio simbolico dei mudra (azioni divine), permettono di ottenere il risveglio delle forze spirituali e di raggiungere le zone profonde dell’essere. Una vera e propria immersione nella tradizione del Bharata-Natyam e del Kathak, detto "il flamenco indiano" e anticamente praticato nei templi del nord dell’India, è al centro delle proposte della ventinovesima edizione di "Oriente Occidente", il cui programma viene completato dal consueto appuntamento con le sospensioni aree di "Arte Sella" e, passando dalle suggestioni persiane di La Baraka, si conclude con un sentito omaggio alla storica compagnia di danza contemporanea belga Ultima Vez.