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Vento di destra in Tirolo

E la situazione non è molto diversa in provincia di Bolzano. Che succederà nelle elezioni di autunno?

E' Fritz Dinkhauser il trionfatore delle elezioni del Land Tirol dell’8 giugno scorso. 68 anni, a suo tempo olimpionico di bob, presidente della Camera di Commercio tirolese, Dinkhauser è da sempre esponente scomodo dell’ÖVP, il partito popolare, e nella sua campagna, tacciata da molti di populismo, è arrivato ad accusare il cancelliere Schüssel di "freddezza sociale" e il governatore del Tirolo, van Staa, di "politica di potere".

Fritz Dinkhauser

Vicino alla gente, ha presentato una sua lista personale che ha fatto il botto con 7 consiglieri eletti e più del 19 per cento di voti. Ha sottratto voti non solo al suo ex partito, che dalla maggioranza assoluta è calato al 40 per cento - ancora molto, ma molto meno di prima, - ma anche a socialisti (5 eletti, quattro di meno) e verdi (4 eletti, uno di meno). Questi ultimi arretrano dopo anni di crescita dovuta a una politica coerente e seria, ma di recente forse un po’ troppo moderata.

Un famoso ambientalista, leader della battaglia contro il traffico di transito, Fritz Gurgiser, ha trionfato nelle liste di Dinkhauser, dove si era candidato insieme a un altro transfuga, l’ex deputato regionale dei verdi, Bernhard Ernst. Gli unici che hanno accresciuto i loro voti, raddoppiando da 2 a 4 i loro eletti, sono stati i Freiheitlichen, il partito di Haider, vicino per tematiche e organizzazione alla Lega Nord in Italia.

La composizione della nuova Dieta tirolese si è spostata a destra. Anche qui, come alle politiche italiane, la questione immigrazione ha giocato il suo ambiguo ruolo nella campagna elettorale. Ma non solo: Dinkhauser e i suoi hanno puntato sui problemi derivanti dal dramma del traffico pesante che transita sulle strade tirolesi.

A Schöneberg, una cittadina situata nei pressi del ponte Europa, nella quale anni fa sono stati trovati alti tassi di piombo nel latte materno, e dove in passato la pressione degli ambientalisti ha portato a costruire un lungo tunnel artificiale per lenire almeno parzialmente la drammatica situazione sanitaria, la nuova lista ha ottenuto il 31 per cento, con un parallelo drastico calo dei verdi.

Il partito popolare ha perso il dieci per cento e la maggioranza assoluta, una novità difficile da gestire, nonostante rimanga di gran lunga il partito maggiore. Il Landeshauptmann (letteralmente Capitano, cioè, presidente del governo) van Staa ha voluto festeggiare ugualmente, ma la situazione che dovrà affrontare non sarà facile. Con Dinkhauser ha dichiarato di non voler avere nulla a che fare. Una delle ipotesi della vigilia era un governo Dinkhauser con socialisti e verdi, ma mancano i numeri. La ÖVP manterrà dunque la poltrona di Landeshauptmann , ma è chiaro per tutti che l’attuale occupante prima o poi se ne dovrà andare.

Formare il nuovo governo inoltre sembra difficile, anche se gli austriaci sono noti per la flessibilità delle formule: ÖVP (popolari) con verdi nell’Oberösterreich, metodi proporzionali che prevedono la partecipazione di tutti i partiti che superano la soglia per entrare nei parlamenti regionali, grandi coalizioni fra principali avversari.

I socialisti sembrano logorati dalla grande coalizione, e il crollo in Tirolo mette in ulteriore crisi anche il cancelliere Gusenbauer, di cui il partito, nonostante la sua disponibilità a rimanere, sembra voler terminare la carriera, sia come capo del governo, sia come presidente del partito, già nel prossimo agosto.

Dinkhauser denuncia la volontà di fare una "coalizione dei perdenti" per tenerlo fuori dal potere e si prepara a mobilitare un’opinione pubblica esasperata dalle scelte rilevanti in materia di trasporti internazionali che non tengono conto dei problemi locali. "La questione centrale è la democratizzazione. La decisione deve essere decentrata, perché i cittadini siano coinvolti", ripete il vincitori morale delle elezioni.

A Innsbruck il risultato ha costituito un piccolo shock: i verdi sono al minimo storico, e si è interrotto il trend di crescita costante dell’era Lichtenberger. Ancora peggiore è stata la reazione dell’opinione pubblica alla decisione dei tre leader dei partiti perdenti, ÖVP, SPÖ e Grüne, di non dare le dimissioni com’era finora buon costume nel paese transalpino.

Herwig van Staa

Oltre che sul governo di Vienna, il risultato elettorale del Tirolo getta la sua ombra anche sulle elezioni autunnali in Alto Adige, confermando la crisi dei partiti tradizionali grandi e piccoli che non sembrano più in grado di interpretare e rappresentare l’evoluzione della società delle regioni alpine e i gravi problemi che minacciano la salute e la qualità di vita delle popolazioni di montagna, sempre più lacerata fra il benessere del turismo e l’inquietudine derivante dalla difficoltà di coniugare modernità e tradizione. Soprattutto Südtiroler Volkspartei e verdi, che hanno sempre interpretato a proprio favore i successi dei rispettivi partiti d’oltre Brennero, possono trarre auspici negativi dal risultato delle elezioni tirolesi. Il disorientamento nella SVP è se possibile aumentato, principalmente per l’inconciliabilità fra le correnti, per l’impossibilità di evocare il nemico etnico, data la debolezza e la trasparenza politica degli italiani locali, e per errori mai avvenuti in passato, come la perdita per un errore burocratico di due milioni di euro di rimborso elettorale. I ticket sanitari saranno in parte aboliti, annuncia Durnwalder, per correre ai ripari di fronte all’indignazione popolare per la scarsità di servizi sociali. Ma per le grandi opere devastanti e contestate si aspetta solo che le elezioni siano passate e ormai tutti ne sono consapevoli, nonostante i tentativi della stampa amica di confondere le acque. Nonostante il Dolomiten pubblichi i risultati di un sondaggio negativo per la SVP sulla sua credibilità in materia "patriottica", nel tentativo di spostare l’attenzione sul conflitto etnico, nelle elezioni d’autunno la SVP sconterà le cementificazioni selvagge, le prepotenze dei suoi esponenti a tutti i livelli, la sua difficoltà di trovare una sintesi politica allo sbriciolamento della rappresentanza, dopo la sparizione del nemico etnico.

La sconfitta dei verdi, che segue quella alle politiche italiane, la cui responsabilità è stata attribuita dai vertici del partito all’orientamento a sinistra della coalizione di cui facevano parte (come se i verdi sudtirolesi fossero stati sempre a destra!), richiederebbe una riflessione sulla distanza fra cittadinanza e esponenti politici. La rete di liste civiche che da un paio d’anni preparavano una lista unitaria alle elezioni, come alternativa democratica e ambientalista alla SVP, è stata convinta a strettissima maggioranza a unirsi ai verdi in una strana "bicicletta" e poi si è spaccata in tanti tronconi. Dopo avere rappresentato una grande speranza di rifondazione della democrazia e della partecipazione, dopo la trattativa indecente su soldi e candidati di punta, spuntano due liste civiche e forse tre.

Questa situazione sembra confermare scenari preoccupanti, nei quali si prospetta una ulteriore crescita delle liste tedesche di destra estrema e un proseguimento della politica cieca e sorda di un Paese ricco che ignora i diritti sociali dei suoi cittadini più deboli e investe in mega opere dal sicuro esito devastante sull’ambiente e dal più che incerto esito economico.

Post Scriptum. Per gli appassionati della faccenda "rana" (di Martin Kippenberger), do notizie degli ultimi sviluppi dell’appassionante storia.

Dopo che uno scherzo, in cui si annunciava la mancata venuta del papa tedesco a Bressanone per colpa dell’esposizione del ranocchio crocifisso, aveva spaventato a morte l’assessora alla cultura, i dirigenti del Museion hanno deciso di coprire l’opera "degenerata" con un grande manifesto in cui sono raccolti molti articoli dei giornali sulla vicenda. La rana non si vede più, e fa parte di una performance di cui comunque il pezzo migliore è la veglia di ogni sabato degli Schützen davanti al nuovo Museion.