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QT n. 20, 24 novembre 2007 Servizi

Falcade: un comitato sconfigge la speculazione

Dalla vicina provincia di Belluno un bell’esempio che i nostri amministratori pubblici dovrebbero seguire.

Falcade è località che ospita un turismo tranquillo, il turismo delle famiglie, di chi non vuole incrociare il caos, di chi ancora cerca, e qui trova, spazi di vera naturalità, di montagna integra e selvaggia: si pensi ai sentieri che portano alle tre Cime del Focobon, verso le tre Cime dell’Auta o alle numerose malghe e rifugi della zona.

Qui e sotto: due immagini della Piana di Falcade.

Oltre che di questa caratteristica, Falcade è orgogliosa del suo gioiello posto proprio a ridosso del paese: la sua ampia piana, uno spazio che rassicura, che sollecita la contemplazione e favorisce le passeggiate leggere. Per il resto troviamo ben poco: un paese cresciuto lungo la strada statale con edifici pesanti che vanno a nascondere altre piccole perle ancora presenti, i classici vecchi e grandi "tabià".

Falcade, pur confinando con la ricca provincia di Trento (il territorio arriva fino quasi a Passo San Pellegrino), non si è fatta trascinare dalla rincorsa alla separazione dal Veneto, vive con orgoglio la sua appartenenza alla terra dolomitica bellunese e vive di tante cose semplici.

Durante l’estate questo ambiente è stato scosso da un profondo conflitto. L’amministrazione comunale, a fine agosto, ha infatti deciso di togliere dalle secche di un Piano Regolatore comunale mai compiutamente attuato, per lo più disatteso e negli anni oggetto di innumerevoli varianti di sapore clientelare, un piano di lottizzazione che avrebbe previsto la costruzione di oltre 43.000 metri cubi proprio a ridosso del centro abitato, all’inizio nord della piana. Vi è da sottolineare che poche decine di giorni prima alcuni dirigenti di istituti di credito cooperativo trentino, assieme ad altri immobiliaristi di Moena, avevano acquisito parte dei terreni.

A questo punto un gruppo di giovani di Falcade hanno costituito un comitato - "Salviamo la piana di Falcade" - che in brevissimo tempo, su una chiara petizione antispeculativa raccoglievano oltre 2.000 adesioni, coinvolgevano l’associazionismo ambientalista e riuscivano a far breccia nelle televisioni nazionali ("Ambiente Italia" su Rai 3). Pressato da tanta energia e convinzione, il sindaco Stefano Murer, dopo aver intrapreso un percorso polemico e carico di rancore anche aspro sulla stampa, si è trovato costretto ad indire una assemblea pubblica per illustrare le motivazioni che sostenevano l’agire dell’amministrazione. L’incontro si è tenuto il 9 novembre, nella sala parrocchiale, alla presenza di oltre 200 cittadini.

Con chiarezza, in un clima di forte tensione emotiva, il sindaco ha ripercorso la discutibile storia urbanistica del suo Comune ed i limiti ad oggi presenti. Metà del terreno era già destinato a sola area alberghiera, quindi difficilmente appetibile per la speculazione. Sull’altra metà dell’area si potevano edificare spazi commerciali, studi professionali, alberghi ed edilizia libera e speculativa. Sono state illustrate nel dettaglio le motivazioni che hanno spinto l’ amministrazione a proporre un piano di lottizzazione. Motivazioni forti, senza dubbio non superficiali. Avuta notizia dei recenti acquisti di terreni, l’amministrazione ha voluto essere protagonista nel dettare norme e quantità del costruire: l’unico strumento a disposizione che non porti il Comune ad incorrere in richieste di risarcimenti anche pesanti, è quello della lottizzazione.

Ad ogni passaggio controverso, ad ogni domanda di chiarimento, si percepiva quale fosse l’umore dei presenti: l’assemblea sposava la posizione del comitato, "Non un metro cubo di cemento nel nostro ultimo gioiello". Verso la fine dell’assemblea, il colpo di scena: il sindaco annuncia che quanto illustrato finora, da quel momento in poi è "congelato", non se ne fa più nulla, e promette che in tempi brevi l’amministrazione comunale si farà carico di indire una serie di riunioni per dare volto ad una nuova logica urbanistica, ad un nuovo futuro di qualità per Falcade. Con serenità lo stesso sindaco chiede ai presenti di non sottrarsi all’impegno propositivo, di portare identica attenzione dimostrata nel gridare il NO alla proposta ai momenti partecipativi che costruiranno il percorso totalmente nuovo che sarà avviato.

Fra le tante situazioni dell’assemblea, se appare scontata l’opposizione dei verdi provinciali alla cementificazione, va sottolineata la presenza all’incontro dell’assessore all’Urbanistica della Provincia di Belluno Irma Visalli (la protagonista del percorso della candidatura delle Dolomiti a Monumento del Mondo), di centrosinistra, e del consigliere regionale di Forza Italia Dario Bond, anche questi fermamente contrari ad intaccare la piana.

Quanto avvenuto sul nostro confine, per noi cittadini trentini ha dell’incredibile. Una amministrazione comunale, incline al centrodestra, pressata dalla sua popolazione, ha il coraggio di sospendere la più importante decisone politica della legislatura.

Noi trentini non siamo più abituati a vedere sul nostro territorio percorsi di democrazia diretta, anzi. Si pensi a quanto accade sulla collina di Trento (Il marcio al Comune di Trento, le responsabilità), o alle proposte che legano strettamente lo sviluppo sciistico a quello speculativo dell’edilizia delle seconde case - Folgaria (Folgaria: la montagna disprezzata), Pinzolo-Campiglio (Val Rendena:il collegamento Pinzolo-Campiglio), il Tesino, Tremalzo, il Bondone -, e ai recenti ed ormai consumati episodi di Val Jumela (Val Jumela: un cinico pragmatismo senza cultura) o di Folgarida e Val della Mite.

Oppure proviamo a pensare a cosa è accaduto in recenti eventi referendari, in valle di Non come a Moena, o a Daiano, dove si è assistito a pressioni per lo meno indebite da parte delle maggioranze politiche e dei sindaci nell’invitare i cittadini a non recarsi al voto.

Eppure il Trentino è guidato da forze che si richiamano al centrosinistra, in teoria più propense ad offrire degli spazi partecipativi ai cittadini; a Folgaria come in Val Rendena invece sono proprio degli esponenti importanti della sinistra trentina che sostengono passaggi urbanistici tanto discutibili e destinati al fallimento anche economico.

Dal vicino confine della Provincia di Belluno ci arriva un segnale di fiducia. Dove vi è un legame con il territorio, dove l’identità non viene trasformata in folclore o in occasione per consolidare privilegi, dove vive ancora autenticità e passione, la democrazia, la volontà del cittadino è considerata un valore. Certo, il comitato di Falcade non può ancora sottoscrivere una vittoria piena: ma ad ottobre sembrava fosse aperta una sola strada, quella del conflitto, anche incattivito, anche personalistico, mentre oggi il tiro si è spostato sul terreno della proposta, del costruire assieme, della ricerca della condivisione delle scelte.

Sindaci trentini, presidente Dellai, guardate a Falcade con umiltà e riscoprite i percorsi perduti ormai da troppo tempo. Il Vivaio è vivo nella vicina e sobria provincia di Belluno.