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Nuovi confini?

Cortina in Alto Adige? Entusiasmi e problemi.

Il pomeriggio di domenica 28 novembre a Cortina avevano votato già in molti. La città era deserta, pochissimi a passeggio nel grigiore uggioso, con le nuvole che nascondevano le cime più famose delle Dolomiti. Fra questi, un pensionato, a suo tempo bigliettaio sul treno Calalzo-Dobbiaco fino al 1964, quando la linea fu dismessa. I dipendenti della linea ferroviaria furono assunti dalla SAD e adibiti alla guida delle corriere di linea che collegavano Cortina a Bolzano. "Tutti i giorni ci volevano quattro o cinque ore – racconta - perché non c’era autostrada e la Val Pusteria era una strada molto disagevole".

Cortina

La linea fu poi sospesa, e per andare a Bolzano oggi sono necessari due mezzi, non sempre coordinati fra di loro. I cortinesi che si recano nel capoluogo altoatesino si sono ridotti di numero e viaggiano con la propria auto. "Oggi non c’è neppure un autista di linea che risieda a Cortina" dice con nella voce un po’ di rimpianto per un lavoro molto amato. "Sono stato fortunato, sono riuscito ad acquistare l’abitazione di cui ero locatario. Non è distante dal centro, e posso ringraziare il cielo, perché i cortinesi non possono solitamente permettersi di avere una casa nel territorio comunale. I prezzi sono irraggiungibili per un reddito medio".

Anche se l’argomento del giorno fra i pochi che si incontrano sull’imbrunire è il referendum, è inutile insistere per sapere che cosa ha votato. Anche il cognato, nel frattempo sopraggiunto, non lo vuol dire. Qualche dubbio ce l’ha. I giovani per lavorare dovrebbero imparare il tedesco, dice, e non è facile.

Al seggio i promotori si rallegrano fra di loro delle inattese code mattutine, tutti vestiti in costume, o almeno con un walker di lana cotta. Pronti per un folklore che in Sudtirolo ormai è riservato alle manifestazioni turistiche e naturalmente agli Schützen. Se ci si aspettava che il referendum sulla richiesta di distacco dalla Regione Veneto e il passaggio alla Regione Trentino-Alto Adige avesse a Colle S. Lucia e a Livinallongo un sicuro successo, per Cortina c’era molta incertezza sul raggiungimento del quorum. Ma nel tardo pomeriggio era ormai chiaro che anche i cortinesi avevano preso sul serio la votazione. Fra di loro non si parla affatto di Regione Trentino-Alto Adige, nonostante il testo del quesito della consultazione, ma di Alto Adige.

Pur nell’incertezza che ha segnato la consultazione fino alla sera della domenica, quando è stato reso noto che il numero necessario era già stato ampiamente raggiunto anche nell’Ampezzano, per tutta la campagna i ladini dell’Union Generela hanno messo in rilievo che la votazione avrebbe permesso comunque di esprimere il sentimento di appartenenza linguistica e culturale di una comunità lacerata dalla storia e desiderosa di fare insieme per dare valore alla propria lingua e cultura. Che poi ciò sia possibile solo con una riunificazione amministrativa e con una "finta" per cui si presuppone che tutti gli abitanti di Cortina siano ladini, è il risultato del disinteresse della politica veneta per le sue aree di montagna.

Una sottovalutazione che coinvolge anche i mass-media veneti. Mentre i giornali locali a disposizione dei clienti dell’unica pasticceria aperta portano il referendum in prima pagina, il Gazzettino, giornale regionale, ne fa un trafiletto in una delle pagine della cronaca locale.

Neppure l’aria di fronda ha convinto i pianeggiali a prendere in considerazione gli abitanti della montagna, rivelando l’inadeguatezza di un pensiero che valuta l’importanza delle realtà in modo esclusivamente quantitativo: pochi abitanti, poco peso. La montagna ovviamente non è densamente abitata. Ma si sa che il principio maggioritario non consente di risolvere i problemi, se questi sono diversi.

Il lunedì, all’apertura delle urne, felicità e incredulità. Gli uomini dell’Union Generela per due giorni sono le star fisse delle trasmissioni radiofoniche e televisive ladine, il Sender Bozen di martedì ha dedicato il Mittagsmagazin, la trasmissione radio di un’ora fra le 12.30 e le 13.30, ai servizi sul referendum. Emerge qualche rimostranza verso l’assessore ladino (SVP) piuttosto freddino verso il referendum.

Dopo i festeggiamenti in valle, i ladini affollano la sede dell’Accademia Europea, diretta da un ladino, nella prima conferenza stampa nella nuova provincia. Per ora solo desiderata.

Infatti la procedura prevede la presentazione da parte dei comuni in cui è avvenuto il referendum di una richiesta ufficiale di passaggio alla Regione Trentino-Alto Adige. Dopo di che il governo deve procurarsi i pareri dei Consigli del Veneto e del Trentino-Alto Adige e dei Consigli di entrambe le Province autonome.

A questo punto il governo deve presentare al parlamento un disegno di legge costituzionale. Non serve una modifica della costituzione. Ma chiaramente i tempi sono lunghi. Dai tre ai cinque anni, se tutto va bene.

Nel frattempo la SVP, che in aprile si era divisa, con Durnwalder attratto alla prospettiva di incamerare la ricca Cortina e Zeller che metteva in luce il pericolo di uno spostamento della proporzionale etnica, si è unita al coro. Il presidente gongola, attribuendo il risultato ad un riconoscimento della buona amministrazione bolzanina, oltre che della presa di coscienza dei ladini. Ha buon gioco a respingere al mittente le sgangherate uscite del collega veneto, Galan, che tira in ballo perfino il passato filonazista dei sudtirolesi. (Farebbe bene a pensare ai naziskin che covano nelle sue periferie).

Cortina, la "Ciasa de Regoles", emblema dell'autogoverno comunitario ladino.

Il giurista di regime, sempre pronto a piegare il diritto alle scelte politiche, questa volta si allinea e annuncia però che ci sarà bisogno del consenso dell’Austria, perché si modifica lo statuto d’autonomia. L’annuncio di voler coinvolgere Vienna ha lo strano sapore di una "prova generale" di procedura e nientemeno che su un argomento come uno spostamento di confini, sia pure interni, per ora.

La SVP ha usato finora la sua maggioranza in Consiglio provinciale per bocciare ogni cambiamento di confine, respingendo le richieste di diversi comuni, da Lamon ai comuni dell’altipiano di Asiago (Asiago, Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusitana, Roana e Rotzo). Come giustificherà la SVP il cambio di opinione sulle modifiche territoriali nel nuovo caso? Durnwalder e Zeller parlano di storia e di etnia. Passerà un principio per cui i confini si possono modificare (solo) per ragioni storiche ed etniche? Starebbe nel quadro del progetto di Europa delle regioni etniche, a lungo covato a metà degli anni Novanta, sconfitto dalla consapevolezza del rischio di micronazionalismi e però mai abbandonato dai suoi sostenitori.

Proprio in queste settimane sta nascendo la Lia di Comuns ladins, una Lega che non è un nuovo partito, ma un’associazione di sindaci dei comuni storici delle valli ladine dolomitiche, con il comune obiettivo di trattare e coordinare problematiche comuni alle popolazioni ladine residenti nell’area dolomitica. La proposta viene da Trento. La giunta provinciale di Bolzano tuttavia riconosce ufficialmente la Lia e Durnwalder ne ha già ricevuto una delegazione, promettendo il suo sostegno. Lo strumento ha il vantaggio di non aspettare i lunghi tempi delle decisioni costituzionali per mettere in atto delle iniziative, e suona anche utile a tagliare le gambe sul nascere all’ipotesi di una nuova provincia ladina, che la SVP naturalmente non vuole. O a creare una voce concorrente alla Union Generela, per tanto tempo boicottata dalla SVP per la sua vicinanza al movimento politico dei Ladins. I sindaci sono infatti quasi tutti della SVP.

Ci vorrà tempo per sbrogliare la matassa.

Il parlamento sta preparando una legge con cui gli spostamenti di confine diventeranno molto più difficili. Per ora complimenti e auguri ai ladini, che hanno goduto in questi giorni un successo che aspettavano da molto. "Lo scoiattolo ha morso il leone", ha titolato un giornale, riferendosi ai simboli di Cortina e di Venezia.

In Gardena l’entusiasmo è moderato, un po’ meglio in Badia, ma ora le cose si sono messe in moto e se nel corso della partita i giocatori cercheranno di raggiungere obiettivi diversi, quello dei ladini delle Dolomiti e degli abitanti delle montagne è certamente quello di ottenere maggiore autonomia amministrativa, più diritti e doveri verso il proprio territorio.