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Turismo invernale: avanti così

Effetto serra, mutamenti climatici? Le solite invenzioni dei giornali. Parola di albergatore.

Adesso la situazione si sta avviando verso una apparente normalizzazione, e magari nel giro di tre giorni precipiterà dal cielo in una volta sola tutta l’acqua e la neve che doveva distribuirsi nell’arco di due mesi. Così, magari, il dato statistico tornerà rassicurante, ma con le conseguenze che negli ultimi anni abbiamo constatato a nostre spese. Ma fino a lunedì regnava una giustificata preoccupazione. Qualche titolo: “E’ l’inverno più secco degli ultimi 7 anni”.

“Sparito l’anello del fondo. Giorni di lavoro vanificati in una notte”.

“L’autorità di bacino dell’Adige lancia l’allarme per la prossima estate”.

“Il caldo sta sciogliendo le piste” eccetera eccetera. Il tutto si inseriva all’interno dell’ennesimo allarme sui mutamenti climatici lanciato dalla comunità scientifica, accompagnato per di più da quel nubifragio assolutamente anomalo che ha sconvolto mezza Europa.

Anche da noi si sono levate delle voci autorevoli a constatare il disastro e ad avvisare che il tempo per i rimedi sta scadendo: “Sono ormai decenni che gli scienziati hanno avvertito i politici. . . Ora le evidenze sul riscaldamento del pianeta si accumulano agli occhi di tutti... L’opinione pubblica non può più essere presa in giro” – dice Antonio Zecca, docente di chimica fisica dell’atmosfera all’Università di Trento. E il suo collega Michele Andreaus, docente di Economia aziendale, aggrava le cose ipotizzando un altro imminente pericolo per il nostro turismo invernale: “Lo sci è un prodotto ‘maturo’, che tende a diminuire nel tempo... Quando i turisti bulgari o russi si attrezzeranno nei loro paesi, potranno sciare là e non in Trentino”.

Il prof. Zecca si illude: i mutamenti climatici non sono così evidenti per tutti. “Siamo sicuri che la situazione sia così tragica? – scrive un albergatore di Madonna di Campiglio arrabbiato con “le cassandre del turismo”- Io ricordo molto bene altri inverni senza neve fino a febbraio”. Quanto alle proposte di diversificare o stagionalizzare diversamente il turismo sulle nostre montagne, è presto detto: “Il nocciolo duro della nostra clientela invernale viene per fare sci da discesa, e delle altre attività non gliene importa nulla”.

Conclusione: il sospetto è che i mass media “dedichino tanto spazio alla meteorologia per distogliere l’attenzione da quelli che sono i veri mali del nostro paese”. Ma puta caso che le cassandre abbiano ragione: c’è comunque a disposizione la neve artificiale, che ha ottime caratteristiche. Il fatto che per produrla ci voglia un diluvio d’acqua e che poi basti un po’ di scirocco per scioglierla sembra secondario.

Un altro addetto ai lavori riprende il tema del catastrofismo dei media: “C’è poca neve che circonda le piste, questo sì, ma dovreste avere la cortesia di dire che le piste nella gran maggioranza sono a posto... Dopo notizie fasulle sui media, fioccano disdette”.

Una volta sistemati gli allarmisti ‘esterni’ con questo fior fior di argomenti, il dibattito, molto vivace, si trasferisce all’interno del comparto turistico, fra impiantisti e albergatori. Questi ultimi, evidentemente penalizzati dall’andamento meteorologico, hanno lanciato, per bocca del loro presidente Natale Rigotti, un grido di allarme, parlando di blocco delle prenotazioni (causato, come si è visto dalla joint venture fra neve assente e giornalisti chiacchieroni) e ipotizzando la richiesta dello stato di calamità naturale, con conseguenti contributi pubblici. Ma gli impiantisti replicano invocando il silenzio: “Parlare di calamità naturale è un autogol, anche perché qui si scia”. E poi “Sabato e domenica – annunciano trionfalmente dalla val di Sole - avremo qui la Carvin cup che andrà in diretta su Sky. Questo conta”.