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QT n. 18, 28 ottobre 2006 Servizi

Quando la cultura si arrende alla tivù

Miss Italia va a prendere il diploma dove non serve studiare. La scuola (e la stampa) applaudono

Credevamo che nel can can sulla Miss Italia trentina si fosse arrivati al fondo. Ma ci sbagliavamo. L’imperante sottocultura televisiva - per cui nella vita l’importante è l’apparenza e la celebrità, e tutto il resto sono optional, con lo studio e l’impegno virtù dei perdenti – aveva in questi giorni abbondantemente celebrato i suoi fasti. Sui giornali, con pagine e pagine di acritiche celebrazioni neanche fosse il papa (e anche lì ci sarebbe da discutere); e i politici a ruota, tranne la povera Margherita Cogo, peraltro prontamente bastonata.

Pazienza, voltiamo pagina, ci siamo detti. E invece no, il peggio doveva ancora venire. Su L’Adige del 14 ottobre apprendiamo che “Miss Italia lascia il ‘Curie’” (l’istituto superiore cui è iscritta). “La sua intenzione non è, ovviamente, di continuare a frequentare il Curie”. Ovviamente, ci mancherebbe altro! “L’organizzazione del concorso troverà per lei un istituto della capitale attraverso il quale affrontare l’esame di maturità come privatista”: insomma dove prendere il diploma senza studiare.

Beh, dov’è la novità? Che le starlette non debbano – ovviamente! – perdere tempo nell’acculturarsi è noto. Il punto è che la notizia viene ufficializzata in una visita al “Curie”: il cui (sciagurato) preside va ad accoglierla sulla porta, la ringrazia (“Ci hai reso famosi”, appunto), la addita ad esempio.

Il giornale riporta tutto come logico e giusto. Si limita ad attenuare l’impatto sottolineando le frasi della Miss (che forse ha più buon senso di tanti adulti, o forse ha appreso bene le lezioncine dei consiglieri per l’immagine) tese a ridimensionare gli sbracamenti: “Non mi mettete in imbarazzo... Io sono sempre me stessa”.

Il giorno dopo la Miss, secondo la norma che prevede almeno un giorno di presenza per lo studente che vuole ritirarsi, dovrebbe venire a scuola. Ma “basta la tua presenza sul registro e poi puoi andare se hai impegni” - rassicura lo sventurato preside. Il giornalista tiene bordone e contrappone la candida risposta della Miss, da manuale: “Ma io vorrei restare tutta la mattina. Posso?”.

IInsomma, in che società siamo, quando due istituzioni culturali importanti, anzi decisive come la scuola e la stampa, abdicano al loro ruolo, e si prostrano di fronte al nullismo televisivo?

Quando chiediamo un commento a una matura donna di cultura e ci sentiamo rispondere: “Non in questo momento, mi farebbero fare la figura dell’anticaglia”?

Quando chiediamo un commento alla preside di un importante istituto superiore di Trento e ci sentiamo rispondere: “Non penso che sia una questione rilevante, non ho nulla da dire”?

“La questione Miss Italia me la sono trovata come eredità della gestione precedente. Io non avrei fatto quel carico di tonnellate di pagine tutte acritiche”. Interpellato come persona direttamente coinvolta nella vicenda, il nuovo direttore de L’Adige, Pierangelo Giovannetti, ammette solo una propria parziale responsabilità. “Non l’avrei fatto perché so che una parte del Trentino ha altre sensibilità, e si riconosce nelle posizioni espresse dalla Cogo, cui era giusto dare spazio”.

Il pezzo della visita alla scuola però è stato pubblicato sotto la sua direzione.

“Non mi sono sentito di fare il moralista sull’atteggiamento del preside del ‘Curie’, non potevo scagliare la prima pietra; mi avrebbero facilmente rinfacciato le decine di pagine precedenti. D’altronde l’articolo l’abbiamo messo in posizione defilata, nella cronaca di Pergine, dove peraltro era un evento”.

In ogni caso, Giovannetti non rinnega del tutto le scelte fatte sotto la precedente gestione: “Non dimentichiamo – ci fa notare – che Miss Italia è un personaggio pubblico, è stata ricevuta da Bruno Vespa, ha occupato spazi importanti, e quindi era giusto che ce ne occupassimo”.

In definitiva, dovremmo giustificare il trattamento acritico della vicenda sulla base del fatto che Miss Italia è un personaggio pubblico. Ma è corretto dal punto di vista giornalistico dare spazio a qualcuno solo perché è diventato famoso?

“Il panorama mediatico è pieno di persone osservate e interpellate solo per la loro notorietà. E’ diventato normale intervistare qualcuno solo perché è un volto conosciuto, magari togliendo spazio a chi non è famoso ma avrebbe molte più competenze per occuparsi delle materie trattate”. Competente ad occuparsi di quanto stiamo scrivendo il prof. Carlo Buzzi, docente della Facoltà di Sociologia di Trento, lo è senz’altro, visto che i principali temi di cui si è occupato e si occupa sono le politiche della scuola, i processi formativi, le metodologie tese alla riduzione del disagio scolastico, la cultura giovanile, la transizione ai ruoli adulti.

Allora, professore, ci spieghi un po’ se dobbiamo rassegnarci a considerare “normale” quanto accaduto.

“Premesso che ognuno è libero di decidere come orientare la sua vita e che non ho alcuna intenzione di esprimermi in particolare sulla scelta fatta da Claudia Andreatti, posso dire che, da un punto di vista generale, un giovane che sceglie di abbandonare la scuola per una immediata prospettiva di reddito sbaglia. Si tratta di una decisione miope. Sono errori che rischiano di limitare prima di tutto la vita di chi li compie. Un ragazzo o una ragazza che riesce ad avere successo nel mondo dello spettacolo – ma potrei riferirmi anche al mondo dello sport – e rinuncia alla scuola per questo, fa una scelta che limiterà la sua stessa vita da star. Un’attrice bella e colta potrà continuare il mestiere di recitare anche quando la bellezza sfiorirà, ma un’attrice solo bella terminerà presto la sua carriera. La cultura è un bene non negoziabile, che non si può bilanciare nemmeno col più alto reddito concepibile”.

E cosa si può dire di un giornalismo che non muove in alcun modo nessuno dei rilievi da lei appena fatti, ma enfatizza acriticamente quella stessa scelta da lei definita un errore?

“Purtroppo, l’atteggiamento acritico infesta oggi anche i media più seri. Il circo mediatico impone delle regole che sembrano in aggirabili. Il Trentino in questo senso non fa eccezione. Prenda noi due. Entrambi abbiamo un atteggiamento critico nei confronti della vicenda e del modo in cui è stata trattata.

Ma non ci rendiamo conto che ne stiamo parlando solo perché Claudia Andreatti è Miss Italia. Ma il problema non nasce con Miss Italia. La nostra Provincia ha un tasso di scolarità superiore molto basso. Ciò significa che sono tanti i ragazzi che decidono di non proseguire gli studi per iniziare subito a lavorare, con la prospettiva di un guadagno immediato. Se ci pensa, è la stessa cosa che ha fatto Claudia Andreatti, seppur con le dovute proporzioni. Solo che del problema non si parla, neanche io e lei ne avremmo mai parlato, finché non è Miss Italia a prendere la decisione”.

Resta il fatto che qui almeno se n’è parlato, altrove per nulla. Come fare ad evitare altri cortocircuiti mediatico-sociali, o, in altri termini, altre debacle culturali come quella di questa volta?

“E’ ovvio che in questi casi non si può imporre nulla a nessuno per cambiare le cose. Dico solo che se l’istruzione e la cultura continueranno ad essere scavalcate dalle miopi prospettive di reddito e i media continueranno a rimanere acritici di fronte a questo, ciò non accadrà per motivi eccezionali, ma solo perché è il contesto sociale e culturale nel quale queste decisioni si inseriscono che le favorisce e le stimola. Cortocircuiti e débacle continueranno ad avere luogo finché non sarà tale contesto a mutare”.