Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Ulivo 2003

A Trento se ne celebrano i funerali, a Roma se ne attua il rilancio.

Sono tre le principali questioni attorno alle quali nel centro-sinistra, a livello nazionale, ruota il dibattito su come costruire un’alternativa vincente a Berlusconi. La riforma dell’Ulivo, per renderlo più unito e per aprirlo alla partecipazione della società civile. Il dialogo con Rifondazione Comunista, per costruire un accordo su un programma di governo condiviso. E il ritorno di Romano Prodi, come candidato alla Presidenza del Consiglio e come leader di un Ulivo rinnovato.

Sono ormai sempre più numerosi, nei vertici nazionali dei partiti del centro-sinistra, coloro che ritengono sia questa la "road map" per la vittoria. E i risultati delle recenti elezioni amministrative, in particolare quello del Friuli-Venezia Giulia, hanno accelerato i tempi. La possibilità che al prossimo rinnovo del Parlamento i rapporti di forza tra Ulivo e Cdl possano ribaltarsi non è più considerata remota. A Roma cominciano a crederci seriamente.

Afavore dell’Ulivo giocano anche le difficoltà dell’attuale governo. Anche i più convinti sostenitori del centro-destra sono infatti ormai costretti ad ammettere quanto grande sia la distanza tra le mirabolanti promesse della campagna elettorale e i risultati sin qui ottenuti. Anziché il miracolo economico è arrivata la recessione. Il buco di bilancio denunciato da Tremonti all’inizio di legislatura era una bufala, ed invece è fin troppo reale l’odierna situazione di crisi della finanza pubblica, col rapporto deficit/Pil fuori dai parametri europei ed il debito pubblico tornato dopo tanti anni a crescere.

Il risultato della Bossi-Fini è stato l’aumento dell’immigrazione clandestina. Le grandi opere pubbliche non sono mai partite. Il federalismo agognato dal popolo leghista è una chimera e quel poco che c’è lo ha introdotto l’Ulivo. Addirittura le politiche economiche solitamente considerate patrimonio delle forze di centro-destra o neoliberiste (le privatizzazioni, le liberalizzazioni) sono state derubricate dall’agenda del governo. Insomma, un disastro. E in questo disastro, il Parlamento occupa gran parte del proprio tempo a risolvere i problemi di una sola persona. L’impressione che ne hanno gli elettori è che per due anni la politica italiana si sia occupata quasi esclusivamente di salvare Berlusconi dai processi.

Nell’Ulivo, la fase del lutto che ha fatto seguito alla sconfitta del 2001 sembra ormai superata. La frattura con Cofferati è ricucita. La crisi dei Ds si è arrestata o, quanto meno, è stata rinviata. Il dialogo con Rifondazione è stato riaperto e finanche lo scoglio del referendum sull’articolo 18 è stato superato senza traumi.

Il 13 e 14 giugno scorsi si è tenuta in Toscana l’assemblea costituente dei Cittadini per l’Ulivo, la rete che raccoglie centinaia di comitati, associazioni e movimenti che, in tutta Italia, si riconoscono nei valori dell’alleanza fondata da Prodi. L’obiettivo è promuovere dal basso la riforma dell’Ulivo: decisioni prese a maggioranza tra gli eletti, primarie per la scelta dei candidati, nascita di una sorta di vera e propria iscrizione all’Ulivo. Il deputato di Trento Giovanni Kessler, presente all’incontro, ne è tra i più convinti sostenitori. E le adesioni da parte di quasi tutti i maggiori big del centro-sinistra nazionale, in particolare dei Ds e della Margherita, lasciano sperare che forse, questa volta, si fa sul serio.

In conclusione, è molto probabile che in tutta Italia il marchio "Ulivo" torni nei prossimi mesi a risplendere, a rappresentare le diffuse speranze di un’Italia più civile, moderna, aperta e onesta.

ATrento, invece, i partiti del centro-sinistra hanno da tempo fatto all’Ulivo il funerale. Alle elezioni provinciali d’autunno a rappresentare l’alleanza di centro-sinistra non sarà l’Ulivo. L’alleanza tra la Margherita e la sinistra è stata messa in soffitta e sostituita con un più modesto accordo elettorale, peraltro vissuto dalla Margherita quasi con imbarazzo. Anche i programmi ne risentono: dal "voltare pagina" del ’98 si è passati alle ruspe del 2003.

Tutto questo - nelle intenzioni dichiarate - doveva servire per allargare l’alleanza agli autonomisti. Ma l’odierna telenovela attorno all’ipotesi di Carlo Andreotti leader del centrodestra appare una beffa. Si è buttato a mare l’Ulivo per stringere un accordo con forze politiche pressoché senza idee, incapaci di trascinarsi con sé il proprio elettorato (come ha dimostrato la sconfitta di Bezzi alle politiche del 2001) e soprattutto inaffidabili, essendo costantemente in vendita al miglior offerente.

Un punto, però, Dellai lo ha sicuramente messo a segno. Spingendo Patt & c. ad emanare ai propri elettori continui contrordini ed imprimendo una svolta conservatrice alla Margherita, Dellai è riuscito a cancellare di fatto gli autonomisti dallo scenario politico trentino (cosa già positiva in sé) e ad impedirne quindi una pericolosa saldatura col centro-destra. Raggiunto lo scopo, ora deve recuperare a sinistra, prima che la probabile nuova primavera dell’Ulivo lo colga impreparato.

Tanto per iniziare, ha tolto il veto su Costruire Comunità.