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QT n. 10, 18 maggio 2002 Monitor

Mercedes Sosa, voce dell’America Latina

Una serata entusiasmante, una grande ondata emotiva dalla cantante al pubblico e viceversa, in un Teatro Sociale trasformato in pittoresca bolgia sudamericana.

Mercedes Sosa ha fatto il miracolo. E’ riuscita a trasformare il teatro Sociale, sede abituale dei compassati concerti Haydn e della Stagione dei Teatri, in una pittoresca bolgia dove campeggiano bandiere argentine, cubane e anche quella, immancabile, del "Che".

E così è impossibile, anche per noi orsi trentini, non farsi travolgere da questa atmosfera fatta di cori, entusiamo, e di un pubblico composto per gran parte di sudamericani che travolgono di affetto questa splendida matrioska india, che in barba alla retorica è ancora oggi la voce dell’America Latina.

Il concerto inizia con "Primavera en los lapachos" e la bellissima "Ojos de cielo" (Occhi di cielo), scandita dall’abile battito delle mani di un pubblico che accompagnerà i musicisti praticamente per tutta le serata. Nello sconfinato repertorio della Sosa convive la tradizione del tango e della milonga con quella della zamba e della chacarera. E se del tango sappiamo quasi tutto anche noi europei, piuttosto sconosciuti sono per noi i ritmi della chacarera e della zamba.Quest’ultima è chiamata anche danza del fazzoletto, e quando Mercedes intona "Agitando Panuelos"(Agitando i fazzoletti) e accenna dei passi di danza, capiamo che in Argentina non si vive di solo tango. Anzi, sono queste affascinanti sonorità andine e indie rese celebri dal grande compositore argentino Atahalpa Yupanqui a farla da padrone nel corso della serata; e Mercedes ne è pienamente cosciente, visto che a un certo punto confessa di preferirle al tango, anche perché "sono più facili da cantare". I musicisti che l’accompagnano sono quelli di sempre, con un bravissimo Nicolàs Brizuela alla chitarra. Unico neo della serata sono le tastiere di Popi Spatocco, ma il carisma de "la Negra" riesce a smussarne l’invadenza.

Nel corso del concerto la Sosa alterna sapientemente brani noti come "Gracias a la vida" di Violeta Parra, "Lucerito", il bellissimo brano del cordobès Pablo Almiron, la travolgente "Todo cambia", una sorta di "The times they are ‘a changin’ " sudamericana, "Dale alegrìa a mi corazon", e brani meno noti , "Como flor del campo", "Sòlo se trata de vivir", "Esa musiquita", ecc.. Ci omaggia con "Caruso" di Lucio Dalla, e come brano della buonanotte la Sosa regala al pubblico un’interpretazione da brividi di "Coraçao vagabundo", brano del più grande cantautore brasiliano, Caetano Veloso.

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