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QT n. 7, luglio 2022 Servizi

La montagna si ripopola e torna giovane

Progetto Coliving: cinque famiglie venete con 10 bambini hanno fatto armi e bagagli e si sono trasferite nel Vanoi

Sono arrivati in venti, dalla pianura veneta. Per abitare e vivere in uno dei finis terrae della nostra montagna: a Canal S. Bovo. Cinque coppie giovani con 10 figli. Sono arrivati con quel loro sogno che è di vivere in un ambiente naturale sano ma anche in una comunità dai ritmi umani. In cui si possa stare tra la gente e sentirsi gente. Non correre tutto il giorno, non avendo nemmeno il tempo di salutarsi. E di volersi bene. Nel mezzo del cammin di nostra vita… si tratta di uomini e donne fatti che hanno lavorato e vissuto fino a ieri nella loro terra ed hanno imboccato a questa età un nuovo percorso. Sono nati a Conegliano Veneto, San Donà del Piave, Montebelluna, Castelfranco Veneto, ma anche Padova e Verona ed uno persino nel Camerun.Ma da genitori veneti.

La famiglia di Maria Lazzari e Samuele Tonetta

Il progetto si chiama Coliving ed è stato messo in campo dalla Provincia di Trento (Agenzia per la coesione sociale e Servizio politiche della casa), Fondazione Franco Demarchi, Comune di Canal San Bovo, Comunità di Primiero ed Itea. Per ripopolare la montagna che si sta svuotando.

Una prima tranche aveva già portato a Luserna 4 famiglie con 9 bimbi. Ora cinque alloggi sono stati consegnati nel Vanoi, senza mobilio, alle 5 famiglie che hanno sottoscritto un contratto di comodato gratuito per 4 anni. Il bando di concorso era scaduto il 31 agosto del 2021, quindi un percorso di preparazione e ora il trasloco: a Prade, Caoria (3 famiglie) e Canal S. Bovo. Una scelta straordinariamente impegnativa. Per gente che, come si vedrà, ha lasciato non solo le proprie case in Veneto ma anche il proprio lavoro ed i propri amici. I genitori. Seguendo un ideale o magari un sogno.

Vieni su a sentirli – ci aveva detto il sindaco di Canale Bortolo Rattin, Bortolino per gli amici – potrai capire le loro motivazioni e anche il progetto in sé”. E ci siamo andati.

Maria Lazzari e Samuele Tonetta, 42 e 41 anni, sono attorniati dai loro figli: Adele (11 anni), Sebastiano (8) e Olivia (6). I due lavoravano in una cooperativa sociale che ha a che fare col disagio mentale. Lei come educatrice, lui in amministrazione pur essendo un Oss. La coppia sembra molto determinata, due persone “risolte” in una simbiosi che viene da 13 anni di matrimonio.

"È stato un passo naturale nella nostra vita. – dice Samuele - Per noi non si tratta di coraggio, ma di una evoluzione del nostro percorso. Un susseguirsi non di casualità ma di coincidenze ricercate. In questa valle io che sono un alpinista sono venuto a fare una prima invernale, sul Cauriol. Poi ho portato Maria per il nostro primo incontro. E prima della pandemia ci eravamo informati in maniera seria per poter acquistare una casa a Ronco... era destino quindi".

Maria concorda: "Si tratta di luoghi in cui la natura è ancora dominante. E questo era il nostro desiderio, vivere in un posto così. In pianura per ovvie ragioni c’è altro. Non è stato un salto nel vuoto ma un seguito del percorso di crescita del nostro gruppo familiare. Poi abbiamo scoperto che nel progetto erano coinvolte altre coppie, che era una cosa comune. Nel momento in cui abbiamo saputo dell’esistenza del bando ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: ora che lo abbiamo saputo non torneremo più indietro visto che era un nostro desiderio quello di venire ad abitare in montagna".

Paola Buratti coi figli.

Una scelta che parte da posizioni ideologiche, confessionali, new age o altro?

"No. E il mio lavoro era la mia vita. – risponde Samuele – Non abbiamo cambiato perché si stava male. Si stava bene là. Per stare meglio si va via. Ciò che mancava era il rapporto coi vicini, con la dimensione del piccolo".

"Sono convinta – aggiunge Maria - che nelle piccole comunità si sia sviluppata una sensibilità particolare. La resilienza, il resistere cercando di stare bene".

I due, che su queste cose si stanno confrontando anche coi loro bambini, sono certi che si fermeranno anche oltre i 4 anni: "Nel progetto non è previsto di tornare indietro, abbiamo imboccato una strada che pensiamo possa essere definitiva".

E come farete col lavoro?

"Inizio col primo luglio. – così ci meraviglia Maria – Lavorerò alla Comunità Piccolo Principe a Pieve di Fiera. Più piccola di quella che ho lasciato ma c’è anche un laboratorio artigianale-artistico, importante per me che avevo frequentato la scuola d’arte".

Samuele però non ha ancora trovato un lavoro in zona: "Vorrei darmi del tempo per poter scegliere infine la cosa migliore. Guardarmi attorno e capire. Non c’è tempo per farlo giù in pianura, tutto è velocità. Mi piace l’artigianato ma mi piacciono anche gli impianti di risalita. Ma ciò che desidero è lavorare qua in valle. Il progetto potrebbe essere quello di aprire qualcosa nel settore turistico, lavorare con quello che la valle e il territorio offrono".

La moglie vuole aggiungere qualcosa: "Qui a Caoria abbiamo la fortuna che in 3 famiglie abitiamo nella stessa casa. E questo aiuta tanto. I bambini sono sei e già oggi hanno iniziato a formare una squadra".

Ma scusa, Samuele, lo spirito è quello di Robinson Crusoe?

"I libri aiutano a sognare. Ma qui non è un sogno, è un progetto di vita. Qui cerchiamo la montagna. Poterla respirare e vivere tutti i giorni ti porta all’interno di un libro che hai sempre letto ma di cui non eri mai protagonista. Invece ora sei il protagonista del tuo libro e quindi si compie un desiderio. Che è anche quello di venire a vivere dove di solito tu andresti in ferie". E la postilla in veneto: "No sé na bruta ròba".

Maria, è determinante il fatto che con questo progetto possiate avere l’appartamento a titolo gratuito per 4 anni?

"No, ma aiuta. Ti dà la possibilità di mollare tutto quello che hai a casa. Magari i genitori anziani, il lavoro che ti piace, le amicizie che ti danno la spinta. Per cercare di coinvolgerti in una comunità. Inserirsi gradualmente, coi tempi necessari. Venendo dal mondo della cooperazione per noi è molto motivante. Non è prender casa e venire qua. È iniziare a far parte a tutti gli effetti della comunità. Collaborando, portando del nostro, ricevendo".

Samuele, quali sono state le impressioni del primo giorno?

"La natura, ciò che laggiù non avevamo! Stamattina alle cinque sentire ai primi bagliori dell’alba la natura che incominciava a svegliarsi. E quindi gli uccelli che si chiamavano l’un l’altro. Iniziava un tipo di uccello poi via, altri. E vedere stelle che in pianura non si vedono più. Sentire il rumore dell’acqua che corre nel ruscello e vedere tutti questi alberi. Ti riporta a far parte di una cosa che si chiama natura".

Via dall'inquinamento

A Caoria, dove anche la strada finisce, schiantandosi sul Cauriol. Al piano sotto ha appena traslocato Paola Buratti (37), col marito Emanuele Maroso Diesse e i suoi due figli. "Da qualche anno come famiglia ci stavamo ascoltando. Avevamo visto che era importante riprendere il contatto con la natura, sia per noi adulti e soprattutto per i figli. Volevamo anche creare delle reti di relazioni che fossero generative, che ci facessero crescere come individui. La proposta di Coliving ci dava la possibilità di unire i due aspetti. Stavamo già cercando una casa in montagna, ma ciò che ci bloccava quando eravamo vicini alla meta era che non volevamo vivere con la famiglia in isolamento. Volevamo poter condividere con altri l’esperienza. E questa proposta veniva ad hoc".

Una scelta che anche per loro ha significato porsi il problema del lavoro: "Io avevo un contratto a tempo indeterminato in un’azienda, come amministrativa. L'ho lasciato. Mio marito lavora come impiegato. Mantiene il suo lavoro e ha chiesto lo smart working per qualche giorno alla settimana. Io avevo già fatto qui alcuni colloqui e il primo luglio inizierò a lavorare a Canal S. Bovo da un commercialista". La fortuna aiuta gli audaci.

Canal San Bovo: presentazione alla comunità delle nuove famiglie

C’è un percorso interno al mondo cattolico in questa coppia: "Veniamo da una formazione cattolica. L’Azione Cattolica ma anche altro. I genitori di mio marito erano in Africa come tecnici volontari. Negli anni questo ci ha allenato a coltivare lo spirito, ad una certa profondità e anche al discernimento. In questa scelta è tornato fuori il voler fare un poco di chiarezza per scegliere un cambio di vita. In questi giorni anche trovandomi a fare un trasloco... non è solo fisico, anche di relazioni e pure emotivo. Abitavamo da 11 anni a Noventa Vicentina. Svuoti una casa, fai una scelta su cosa tenere e cosa no. Ma ritrovi anche nuovo spazio interiore e cose profonde che si erano un po’ nascoste".

Non una scelta facile, quindi. Non una scelta improvvisata. Una chiarezza, il ritorno ad una certa naturalità della vita e in una piccola comunità, dove i figli possano crescere accanto ad altri bambini, nella natura, dove la gente si conosca e si parli, ad iniziare dal buongiorno al mattino. Ma per Paola ed Emanuele la molla di tutto è stata anche un’altra. Lasciare un posto “dannato”.

"Ieri ho trovato un signore alla fontana. Mi ha detto che qui a Caoria non c’è niente… e invece noi che eravamo alla fontana da 10 minuti avevamo già visto 10 persone venire a prendersi l’acqua. Per noi che abitavamo in un territorio dove l’acqua è molto inquinata avere una risorsa così pura in casa è importante. Nelle nostre zone ci sono tante malattie e dobbiamo comperare l’acqua anche per cucinare la pasta. Ed i nostri figli hanno un’elevata presenza nel corpo di queste sostanze. Questo fattore per noi non è stato determinante ma ha contato molto. L’acqua, poi il bosco, la presenza di tanta natura ma anche tanta bellezza. Il riempirsi gli occhi di bellezza non è una cosa scontata".

Noventa Vicentina si trova nella grande area di pianura veneta (350.000 persone coinvolte, 30 Comuni in provincia di Vicenza, Venezia e Padova) fortemente inquinata dalle Pfas, sostanze organiche altamente fluorurate o composti poli e perfluorurati. Una zona che è diventata un caso in Europa. Il caso, salito alla ribalta delle cronache, vede sul banco degli imputati oltre una decina di manager. La maggiore responsabile dell’inquinamento, anche se non la sola, è un'azienda industriale fallita nel 2018. In zona ormai da troppo tempo sono di molto aumentati i casi di ipertensione arteriosa, tumori ai reni e ai testicoli, varie malattie alla tiroide.

Ma è stata la bellezza una delle ragioni importanti della scelta di questa coppia: "Tra le cose più positive qui c’è la bellezza che ti attornia: il panorama, la natura. C’è stato un modo per constatarlo. Ci eravamo fermati qui qualche giorno nei mesi passati e abbiamo visto che i figli già dal mattino iniziavano a disegnare. E disegnavano piante, animali, acque. Poi la pace che c’è qui, la tranquillità".

Speranze e qualche dubbio

Ci trasferiamo a Prade, che come Caoria ha molte case fatte di splendido sasso chiaro a vista e talvolta con finestre che ricordano le bifore veneziane. Ed intorno i prati, da qui a Cicona, poi fin su a Zortea. Proprio vicino alla chiesa vivono da oggi Francesca Granzotto (35) di San Donà del Piave e Carlo Nadal (35) di Conegliano Veneto col loro Bartolomeo di 3 anni. "Siamo qui – dice Francesca - forse come risultato di questi nostri 35 anni di vita. Ci piaceva la montagna e ci avevamo fatto un pensiero. Ma un poco ci spaventava lo spostarci da soli. Lasciare un contesto conosciuto per una X. Questo però è un progetto che ti accompagna e ti coccola. Siamo arrivati con altre 4 famiglie. In più la Commissione famiglia del progetto ha individuato delle famiglie che già vivono qui, invitandole ad accoglierci. Ciò dà anche un senso di protezione a questo salto, che non si fa da soli ma con la comunità locale e con chi ha fatto questa scelta insieme a noi. Questa è una parte che ci è piaciuta tantissimo e ci ha anche un po' rassicurato e rasserenato. Oggi è il primo giorno, ma con le altre famiglie abbiamo fatto un percorso importante: di condivisione, supporto, affiancamento".

C’è un’aria di stanchezza da trasloco negli occhi di Francesca. E vi si legge anche qualche timore: "Avevamo un lavoro fisso, tutti e due, un mutuo per la casa già avviato. Eravamo stabili".

Carlo la vede così: "Vivevamo in una bella comfort zone e l’abbiamo lasciata laggiù. Il lavoro adesso? Io ho fatto l’educatore per 11 anni, prima nei Comuni e poi in una Comunità per minori. Poi mi sentivo stretto e il bisogno di cambiare: mi piaceva la natura e mi piaceva il formaggio e quindi sono andato a lavorare in un caseificio nella zona del coneglianese. Un po’ di produzione, un po’ di stagionatura. Qui nel Vanoi non c’è un caseificio ma ho visitato quello di Primiero. E so anche che qui ci sono le capre ed anche le vacche quindi... è dal latte che nasce il formaggio. Quando il progetto Coliving iniziava a prendere un po’ forma ho cercato un lavoro che fosse un poco più vicino al Vanoi. Ho partecipato ad un concorso per vigile urbano ad Arsié. Era il febbraio 2022 e sono arrivato secondo. Sogno finito. Ma dopo un mese la signora che aveva vinto ha rinunciato e dal 15 maggio ho iniziato a lavorare come vigile ad Arsié". La fortuna aiuta gli audaci.

Francesca, c’è qualcosa che ti spaventa?

"Penso a ciò che abbiamo lasciato. Una mia cara amica mi ha detto: 'Se tu parti non stando bene, porti con te un forte senso di recriminazione e sei pronta a trovare là tutto quello che non ti faceva stare bene qui. Se parti stando bene, parti con un’altra serenità'. Le difficoltà di vivere in montagna? Vedremo, l’inverno un poco ci spaventa. Poi la socialità che è tutta da costruire".

Il Vanoi e il Trentino vi hanno accolti bene?

A Carlo la risposta: "Mi sento di dire grazie al sindaco. È stata una figura importante per tutte le famiglie. Ha fatto da collante tra i vari enti che hanno partecipato al progetto ma è stato un caposaldo per noi famiglie. Un numero di telefono da chiamare quando c’era bisogno di un confronto. E di un ritorno. Penso che tutte noi famiglie, se abbiamo maturato la scelta un poco lo dobbiamo anche a lui. Poi alla Comunità, Commissione Famiglie. Lui però ha tirato il carro".

Abbracciamo la coppia e ci diamo appuntamento in inverno, a Natale, per vedere come andrà tra qualche mese.

"Ma arriva Babbo Natale nel Vanoi?" chiede Carlo. Lo scoprirete, ma sarà entusiasmante il tragitto.

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In altri numeri:
Cohouse: il villaggio di domani
Luca Mortara

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