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QT n. 2, febbraio 2022 Trentagiorni

Gelli, faccendiere internazionale, contro QT

Il figlio di Licio Gelli, miliardario in combutta con i dittatori del Centro America, fa causa a QT: e la perde vistosamente.

Di sicuro molti lettori ricordano la figura di Licio Gelli. Per i più giovani riportiamo come lo presenta Wikipedia: “criminale e faccendiere, condannato per la bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano e per depistaggio delle indagini della strage di Bologna del 1980; secondo le indagini della procura di Bologna conclusesi nel 2020, è ritenuto uno dei mandanti della strage stessa”.

Aggiungiamo che, a capo di una loggia massonica segreta, la P2, ha gestito tutti gli affari più tenebrosi di cinquant’anni di politica italiana.

Bene, Maurizio Gelli, figlio di cotanto padre, se la è presa con noi. Avevamo pubblicato nel maggio del 2017, per la penna di Gianni Beretta (corrispondente dal Centro America per Il Manifesto, Radio Popolare di Milano, Radio della Svizzera Italiana e Radio Suiza Internacional) un servizio intitolato “C’era una volta la rivoluzione sandinista” sulla triste parabola di Daniel Ortega, da liberatore del Nicaragua a piccolo dittatore (sullo stesso tema, un aggiornamento in questo numero a pag. 30).

Nell’articolo, a riprova dell’involuzione del personaggio, Beretta scriveva: “Sapete chi da anni è l’ambasciatore del Nicaragua in Uruguay? Nientemeno che Maurizio Gelli, ricercato dalla giustizia italiana, impegnato a Montevideo a gestire i beni ereditati dal padre piduista Licio”.

E qui Gelli junior si inalberava. E ci citava in giudizio, sostenendo che lui non è “ricercato dalla giustizia italiana”, di aver leso la sua onorabilità, e ci chiedeva, per iniziare, 26.000 euro di danni.

Grazie al prodigarsi di Gianni Beretta (che non conoscevamo e che così è diventato nostro amico e stabile collaboratore, ne ringraziamo Maurizio Gelli) e del nostro avvocato Gianfranco de Bertolini, siamo riusciti a ricostruire le imprese del nostro uomo, che sono una lista impressionante: condannato nell’86 a un anno e 6 mesi di reclusione per corruzione (commessa per favorire la fuga all’estero e la latitanza del padre); nel ’98 pedinato e intercettato dalla polizia; nel maggio del ‘98, a seguito di una perquisizione gli furono trovati assegni post-datati per un miliardo e mezzo di lire, per i quali fu, assieme al padre Licio, processato per usura; nel giugno del ‘98 altra perquisizione, con il rinvenimento di denaro per 6 miliardi; nel ’99 fu fermato all’aeroporto di Vienna dalla polizia austriaca; nel 2013 processato per frode fiscale; e poi altri procedimenti per truffa, riciclaggio internazionale (1,2 miliardi di dollari!) ed altro ancora.

Di fronte a queste prove, a novembre, il Tribunale di Trento ha respinto la domanda e condannato Gelli al pagamento delle spese legali. Il quale Gelli a gennaio ha lasciato scadere i termini per eventuali appelli.

Sorge la domanda: dal momento che vari giornali nazionali e internazionali hanno riportato queste notizie, come mai Maurizio Gelli ha deciso di prendersela solo con noi? Probabilmente perchè ci riteneva piccoli e inermi, facilmente soccombenti; e poteva poi vantare la possibile vittoria processuale come prova della sua integrità.

Per fortuna, siamo sì piccoli, ma non inermi. C’è stato chi ci ha dato una mano per aiutarci a controbattere al faccendiere, miliardario internazionale dalle altissime protezioni sudamericane. Una volta ancora, il prepotente ha perso.