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Poveri abbonati!

L’impari lotta fra un povero mensile e Poste Italiane

Una decina d’anni fa, introducendo l’ennesima lamentela per i ritardi delle Poste nel recapito delle copie in abbonamento, scrivevamo: “Nei romanzi ottocenteschi inglesi, russi e anche italiani, capita che un personaggio corra a consegnare all’ufficio postale una missiva che, per scongiurare un qualche evento infausto, deve assolutamente arrivare al destinatario in giornata o al massimo l’indomani. Allora, evidentemente, le poste funzionavano così”.

A distanza di un secolo e mezzo, sul sito di Poste Italiane, abbiamo letto: “In un’ottica di ottimizzazione dei processi di lavorazione della corrispondenza, a partire dal mese di febbraio 2017 sarà progressivamente implementato in ulteriori aree del territorio il nuovo modello di recapito a giorni alterni... La consegna degli invii postali verrà effettuata a giorni lavorativi alterni, dal lunedì al venerdì su base bisettimanale (lunedì, mercoledì e venerdì in una settimana, martedì e giovedì in quella successiva)”.

Una ottimizzazione che non favorisce, ovviamente, gli utenti, compresi quindi gli abbonati a QT. I quali da quarant’anni, con brevi pause successive a nostre segnalazioni e perfino a un’interrogazione parlamentare, ci segnalano episodi di ritardata consegna. C’è anche chi quantifica la velocità con cui ha viaggiato la sua copia: “Il 19 giugno è finalmente arrivato, stanco ma felice, il numero 11! Da via Calepina a Romagnano in 20 giorni”. Fatto il calcolo, sono 250 metri al giorno.

Un altro lettore ci scongiurava: “Vi prego, per il prossimo abbonamento, di offrire delle alternative, tipo quella del ritiro del giornale in edicola con un buono apposito. Pur di non sottostare a questo servizio deprimente, sono disposto a venire a prelevare il giornale direttamente in redazione”. E noi, ogni volta, a spiegare che non era colpa nostra: “Malgrado la fragile struttura su cui questo giornale si regge - scrivevamo nel 2002 - siamo prussianamente puntuali nei tempi: a dispetto di macchinari bizzosi e collaboratori ritardatari, il mercoledì è sempre tutto finito. Poi il giovedì c’è la stampa, il venerdì la consegna all’agenzia di distribuzione e il sabato QT è in edicola. Il venerdì avviene anche la consegna alle Poste per la spedizione agli abbonati, ma lì è tutt’un altro discorso... “.

La procedura per cercare di contrastare l’andazzo è sfiancante: “Contattiamo l’incaricato dei reclami: ascolta, annota, provvederà, ci riferirà. Dopo 10 giorni e alcuni contatti (nostri, lui non si fa vivo), appuriamo tramite un’indagine telefonica che a circa tre su quattro abbonati il giornale non è ancora arrivato; facciamo partire una diffida a Poste Italiane dal nostro avvocato. Il 26 ci telefona un altro operatore: non è, ci dice, un dipendente di Poste Italiane, né ha alcuna idea dello stato della consegna del giornale, e nemmeno di dove si stia operando (‘Non è arrivato a Vigolo Vattaro? Guardi, non ho idea di dove siano i posti di cui mi parla’). Insomma, non c’è nulla da fare se non rivolgersi a un numero verde. Chiamiamo il numero verde: l’operatrice conferma, più rudemente: ‘Non possiamo fare nulla. Se volete denunciare, accomodatevi’”.

In compenso, gli uffici postali non sono più i tristi, anonimi locali di un tempo: “Non appena si entra in un qualunque ufficio postale si pensa subito di aver sbagliato posto, di essere entrati in una banca o in qualche strano e approssimativo supermercato”. Difatti, dopo un sopralluogo effettuato nel 2007 all’ufficio postale principale di Trento, potevamo elencare “compact disc, pennarelli, articoli di cancelleria, libri (la collezione Harmony), telecomandi, confezioni di plastilina, prese elettriche, coniglietti in peluche, una fantastica Scopa Ruotante, fino al Crunch Trainer, un costoso attrezzo per fare ginnastica. Un merchandising casuale, allegro e colorato (a quando i profilattici e le lucaniche?), che però gli utenti non sembrano apprezzare. Forse le loro richieste all’azienda vanno in altra direzione”.

Morale della storia: “Dove va il nostro Paese, che tollera di avere un servizio essenziale come quello postale sotto i minimi canoni di efficienza? Che non assicura le condizioni base perché continuino a circolare gli stampati, quindi le idee?”

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(Citazioni tratte da articoli di Luigi Casanova, Carlo Dogheria, Ettore Paris.)