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QT n. 6, giugno 2015 Cover story

La Lega conquista la valle di Fassa

Il primo dato politico da rilevare, in questa tornata di elezioni amministrative nelle due valli dell’Avisio, è la scomparsa di ogni traccia della sinistra, asfaltata dalle liste civiche, cancellata, anche nella sua rappresentazione moderata, dagli errori del Partito Democratico, sia locale che provinciale.

Anche un secondo aspetto ha del clamoroso. Non era pensabile che in valle di Fassa la UAL (Unione Autonomistica Ladina) potesse perdere le elezioni del Comun General. Ed invece questo è avvenuto: la UAL ha perso in tutti i comuni, tranne che a Moena, che candidava come “procurador” un suo cittadino, Manuel Farina. Sul fronte opposto era schierata Elena Testor, donna determinata, fuoriuscita dalla UAL e sostenuta in modo diretto dal sindaco uscente di Moena Riccardo Franceschetti, anche lui proveniente dall’UAL. Peraltro la Testor guidava una lista debole, specialmente dal punto di vista culturale. Ma in questa situazione a determinare la vittoria non è stato tanto il dibattito politico-culturale, quanto piuttosto il populismo e tante gomitate in faccia all’avversario. Una campagna condotta contro Manuel Farina in quanto persona: perché moenese (e quindi poco gradito negli altri centri della valle), perché non impegnato nel sociale e per altre ragioni irriferibili. Argomenti ampiamente ripresi e sfruttati di bar in bar, alimentati anche dall’ex sindaco di Moena e arricchiti dalla cultura propria di ogni destra.

Il tema dei diritti delle coppie omosessuali ha avuto grande importanza: poche settimane prima del voto il consigliere provinciale ladino Beppe Detomas aveva firmato un disegno di legge a sostegno dei diritti delle coppie omosessuali; e questo tema, ripreso dagli integralisti cattolici del gruppo Fassa Lux, gettato in bocca al popolino, ha avuto grande importanza: “Sarem governadi dai recioni”- le ovvie conclusioni.

Ha avuto un notevole peso anche il metodo usato dalla UAL nel proporre nelle scuole primarie l’insegnamento di alcune materie in ladino, una imposizione sostenuta nella assoluta incapacità di ascoltare le ragioni contrarie di centinaia di genitori. Altrettanta importanza ha avuto la protervia con la quale il partito ha insistito per la costituzione del Comune unico di Fassa, quando ancora oggi i rancori fra l’alta valle e Moena sembrano insuperabili, tanto che non si riesce neppure a dialogare fra paesi confinanti. Così oggi si ritrovano a governare il Comun General di Fassa tutti i soggetti politici che nel recente passato avevano sostenuto il referendum contro le comunità di valle, contro le associazioni dei servizi dei comuni. Non si riesce a comprendere come queste persone riusciranno a riprendere i percorsi avviati dalla precedente amministrazione: il regolamento edilizio unico, la pianificazione urbanistica, la rete delle riserve, i piani del commercio, una razionalizzazione e potenziamento dei servizi sociali.

Per come è maturata, la vittoria della lista “Fassa” non porta certo credibilità né culturale né politica alla valle.

Altre sconfitte

Il nuovo sindaco di Moena Edoardo Felicetti

La vittoria della cultura leghista non si è fermata solo al Comun Generale, ma ha coinvolto più municipalità: Moena, Vigo di Fassa, Mazzin, Canazei; insomma, per la UAL si è trattato di una disfatta. Che merita riflessioni, riflessioni che non possono essere riassunte nelle banalità espresse dal consigliere ladino Detomas, secondo il quale “avevamo candidati troppo preparati che non sono stati compresi”.

Probabilmente la UAL da tempo pecca di presunzione, vive un distacco netto rispetto alla popolazione ed è incapace di un progetto di sviluppo, specialmente nell’affrontare i temi sociali ed ambientali. La questione linguistica, anche per come la si è imposta, non è stata sufficiente a convincere l’elettorato locale: in molti hanno visto nella UAL solo la sintesi dei grandi poteri economici della valle.

Stessa cosa è accaduta a Moena. Una lista di giovanissimi, “Ega frescia” (Acqua fresca), con candidato sindaco un esponente della Lega Nord, Edoardo Felicetti, è riuscita ad affondare la corazzata guidata dalla procuradora uscente, Cristina Donei. Quest’ultima non ha avuto il coraggio di investire nel rinnovamento: nella lista si è portata tutti gli ex amministratori, anche quelli che le remavano contro nel voto in Comun General, legati a filo diretto con il sindaco uscente Riccardo Franceschetti; mentre il paese, lo si percepiva ormai da mesi, chiedeva un rinnovamento. Era stanco di un sindaco sempre assente, era stanco di una amministrazione autoreferenziale e slegata da quanti lavorano nel mondo dell’agricoltura e nei servizi, dagli operai; una amministrazione ormai demotivata da quindici anni di dominio e che aveva perso ogni forma di dialogo con la sua gente; e che era vista soprattutto come referente di alcuni ristretti potentati: albergatori, impiantisti, parte del commercio.

Felicetti, pur collegato politicamente alla Lega, ha saputo unire più anime del paese attorno ai temi della trasparenza e del dialogo e con tanta semplicità ha costruito il suo successo. Ora, a soli 29 anni e con colleghi tutti giovanissimi, dovrà dimostrare di saper offrire al paese una svolta reale: basta piazze e grandi progetti, è ora di rispondere a tante piccole esigenze rimaste inevase da anni, partendo da una revisione completa della Commissione Edilizia.

In Fiemme

Il riconfermato sindaco di Cavalese Silvano Welponer

In Fiemme i candidati sindaci vicini alla cultura politica dell’assessore Mauro Gilmozzi hanno invece tenuto: Varena, Daiano, Tesero, Castello, Molina, Panchià. Hanno resistito anche sindaci di esperienza, come avvenuto a Predazzo e a Ziano di Fiemme. Non si è sentita la richiesta di cambiamenti clamorosi, forse anche perché gli avversari, laddove presenti, sono stati ritenuti inadeguati.

Esplicito in questo senso il caso di Cavalese: la destra cavalesana, solo cinque anni fa arrivata ad un passo dal successo, è stata clamorosamente battuta al ballottaggio da Silvano Welponer, il sindaco uscente. Una vittoria schiacciante, maturata con grande probabilità dall’errore nella scelta del candidato sindaco del centro-destra. L’avvocato Beppe Pontrelli, uomo con un percorso di sinistra, non è stato ritenuto un’alternativa credibile dall’elettorato più conservatore. Non poteva che essere così.

Ma nonostante la vittoria schiacciante, anche Welponer dovrà riflettere e assumere maggiore capacità di ascolto dello scontento comunque presente in paese. In assenza dei partiti tradizionali, il voto di Fiemme ha confermato che i cittadini guardano soprattutto alla persona, ai programmi, all’impegno che ogni amministratore offre alla collettività.