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Un gran concerto

Elio e le storie tese

Molto tempo fa, ebbi una rivelazione di quelle che si provano solo nei momenti clou della vita; ero ancora bambino e un amico mi fece ascoltare una canzone che parlava di carri, buoi, donne, motori e dei loro infausti abbinamenti, seguita da un’altra su vari tipi di urne; ne rimasi folgorato e in breve tempo quei brani divennero la colonna sonora della mia infanzia. Ed è ricordandoli che attendo, seduto qui al Palalevico, l’inizio del concerto dei loro autori: Elio e le Storie Tese. L’apertura con “Supergiovane” è di quelle toste: la band suona e tiene il palco in maniera impeccabile, veste in maniera impeccabile (alla Modà, come spiegherà Elio di lì a poco) e grazie all’intervento del ginnico Mangoni in tutina da supereroe sfodera una performance pirotecnica. La serata prosegue senza cali e dopo i brani eseguiti all’ultimo festival di Sanremo, si passa a pezzi classici come “Cara ti amo” (in versione 2013), “Mio cuggino” e “Il vitello dai piedi di balsa”, con l’inserimento di vari inediti che saranno inclusi nel prossimo album; tra questi uno sui gruppi “balcanici” (e non) del 1° maggio, che ho trovato esilarante. Ma la vera forza dello show di Elio sta nelle sue molteplici chiavi di lettura: puoi concentrarti sui testi (surreali, ironici e pieni di giochi di parole), sull’esecuzione (“così precisa che pare in playback”, come dice Elio) o sulla miriade di citazioni musicali all’interno delle canzoni (Hendrix, Deep Purple, Area, Elvis, Mina, Modà, etc...). La serata si conclude al grido di “Forza panino”, con “Born to be Abramo” e “Tapparella”, che fa esplodere il pubblico in un’ovazione finale. Peccato solo per alcuni problemi tecnici e per l’acustica del Palalevico, che ha reso un po’ troppo soft alcuni brani (come “Il Rock ‘n Roll”) e poco chiari alcuni passaggi sui cori e sulle voci. Ma come insegna la “Canzone Mononota”, bisogna avere le palle di perseguire il proprio obiettivo fino in fondo e loro ci sono riusciti, con un gran concerto

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