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Farmacie Comunali: un brutto esempio

Nicola Giuliano

La società Farmacie Comunali Spa, costituita nel 1998, gestisce 17 farmacie ed è di proprietà del Comune di Trento al 95,42%. In 11 anni ha prodotto in media 177.000 euro di utile all’anno per tutte le 17 farmacie (quindi 12.368 euro ciascuna). Considerato che una farmacia sul mercato ha un costo minimo di 1 milione di euro, è evidente che la gestione delle stesse è ampiamente inefficiente. Il servizio risulta in linea con quello delle farmacie private, e questo lo si deriva dal fatto che un cittadino che entra in una farmacia non sa, a meno di conoscenza diretta, se entra in una farmacia privata o comunale. La critica riguarda la gestione della società, che rispetto a società analoghe risulta sotto le aspettative e ciò determina un danno alla pubblica amministrazione. Basta confrontare i dati con quelli delle Farmacie Comunali di Modena, che con 12 farmacie e 22 milioni di fatturato hanno un utile annuo di 1.100.000 euro. Le farmacie comunali di Trento con 17 punti vendita, fatturano 19 milioni e come detto nell’ultimo decennio hanno avuto un utile medio di 177.000 euro. Insomma mancano almeno 600.000 euro rispetto ad una sana gestione come quella effettuata dagli emiliani. A ciò si aggiunga che il CdA di Farmacie Comunali è nominato attingendo quasi esclusivamente dalle liste che hanno sostenuto il sindaco Andreatta alle ultime elezioni comunali! E il direttore della società è l’ex tesoriere del PD provinciale. La proposta del PdL è:

  1. sottolineare che ormai le farmacie comunali per ubicazione e offerto non sono assolutamente distinguibili della farmacie private;
  2. stimolare un dibattito sulla gestione della società proponendone la cessione preferibilmente attraverso singoli bandi in modo da consentire a 17 giovani farmacisti trentini di gestire una farmacia con voglia di fare e con sacrificio;
  3. ribadire l’applicazione del principio di sussidiarietà secondo cui l’ente pubblico non deve spingersi in settori dove il privato è in grado di fornire il servizio con gli stessi standard qualitativi e a prezzi competitivi;
  4. mettere un freno alla probabile prossima tassazione sui cittadini trentini. La cessione delle farmacie gestite dal Comune potrebbe infatti avere un valore compreso tra i 15 e i 20 milioni, mentre la Giunta comunale ha più volte accennato all’introduzione dell’addizionale IRPEF, per coprire un buco di bilancio che si aggira attorno a 6 milioni. Si ricorda tra l’altro che le Farmacie Comunali s.p.a avevano in progetto di acquistare un immobile all’area ex Michelin del valore di 3 milioni più IVA per aprirvi un negozio di attrezzature sanitarie e una parafarmacia, attività che nulla hanno a che vedere con le finalità istituzionali del Comune. In conclusione, va ricordato che i dipendenti della Farmacie Comunali sono assunti in base non al contratto collettivo nazionale dei dipendenti di farmacia privata, ma al contratto collettivo nazionale di farmacie speciale, sensibilmente diverso in fatto in ferie, permessi, ecc. Le ultime assunzioni, poi, sono state effettuate non tramite concorso pubblico, ma con selezione privata affidata a una società esterna, quindi con una procedura più elastica e meno vincolata a criteri oggettivi.

Commenti (1)

Rob

caro giuliano la invito a iscriversi al pd
infatti le privatizzazioni e le liberalizzazioni sono da sempre il cavallo di battaglia dei valorosi neoliberali del partito democratico . Quanto alle farmacie comunali
forse potrebbero essere gestite meglio , bene si concentri a sviluppare questo punto . A noi va benissimo che restino comunali.
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