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No BBT: una sorpresa da Bolzano

Mille persone in piazza contro il tunnel del Brennero.

Premessa. Il 13 marzo una delibera della Giunta provinciale ha dato il via libera all’inizio dei lavori di un tratto di 16 chilometri del cunicolo pilota del tunnel di base del Brennero fra Aica e Mules. La valutazione di impatto ambientale riguarda solo un tratto, contraddicendo l’obbligo a sottoporre ad una valutazione complessiva l’intera opera. Prescriveva uno spostamento atto a salvaguardare le acque termali di Brennero, che rischiano di essere intercettate e perdute; si tratta delle uniche acque termali del Sudtirolo, ma si è permesso lo scavo con la motivazione che ragioni tecniche rendono impossibile spostare il percorso.

Gli abitanti di Prati di Vizze si sono resi conto del pericolo. Si sentivano abbastanza tranquilli, perché tutto parla contro il tunnel. Il finanziamento è incerto. La commissione europea, sembra dare la priorità all’asse Rotterdam-Genova, che attraversa la Svizzera con i due nuovi tunnel del Gottardo e del Lötschberg, quasi pronti. Il libro bianco della UE sui trasporti nelle Alpi, confermato dai dati della Progtrans (Svizzera), ha indicato la soluzione al problema dei trasporti in misure di carattere fiscale e non in nuove infrastrutture. Irrisolto è il problema della Bassa atesina, valle a rischio di abitabilità quando sarà percorsa da treni il cui rumore supera i 115 decibel (vedi gli studi del professor Chiocchia), e per cui non esiste alcun progetto di tunnel, né un atto che garantisca la tunnellizzazione della tratta in contemporanea alla realizzazione del tunnel di base.

La notizia: mille persone in corteo attraverso la Bolzano vuota di un sabato pomeriggio di primavera anticipata. L’ultima manifestazione sudtirolese affollata risale a più di una dozzina d’anni, quando, fallito il tentativo di far passare l’autostrada di Alemagna, anche i potenti politici che l’avevano accettata di nascosto salirono sul palco di Dobbiaco per non essere additati a nemici del popolo. Colorati, dignitosi, consapevoli della propria responsabilità, i noTav, accompagnati dai protagonisti dei movimenti noMose, noDalmolin, noPonte, noQualcosa che distrugge la vita di persone e comunità locali, dalla Valsusa a Messina, a Vicenza, da Venezia a Bassano, a Pisa, da Trento a Rovereto, hanno percorso le vie del capoluogo. In testa uno striscione di Prati di Vizze, dove sono incominciati i lavori di scavo, a contrastare visibilmente l’ordine del “divide et impera” che domina la vita pubblica in questa provincia: separa per lingua, la città dai paesi, una valle dall’altra, crea diffidenze.

“Non posso immaginare gli Schützen che manifestano con questi noTav del Piemonte”, ha detto sprezzantemente Durnwalder. Giornali e politici hanno creato in anticipo un coro con quelle parti delle forze dell’ordine che sembrano talvolta lavorare piuttosto per il disordine. “BBTerror” ha intitolato un quotidiano, (BBT è l’acronimo di Brenner Basis Tunnel), pubblicando in esclusiva un rapporto del SISDE che vaneggiava di pericolo terrorismo, e tanto segreto non era, se è venuto fuori proprio nel momento giusto per spaventare potenziali partecipanti.

L’annunciato terrore non c’è mai, né in Valsusa, né a Vicenza, né tantomeno a Bolzano. Eppure chi sta al potere ha ragione di temere da questo genere di movimento. La presa di coscienza del ruolo di cittadini e cittadine, la “rinuncia a rinunciare” mette in pericolo il potere assoluto dei partiti, che reagiscono con tutti i mezzi, a partire dai giornali che li supportano. Al Mittagsmagazin di sabato 10 marzo, la più seguita trasmissione di informazione del Sender Bozen, un’ora prima dell’inizio del corteo perfino i verdi hanno sparato a zero contro chi aveva organizzato l’evento, con l’accusa ridicola di non essere stati coinvolti. Ha avuto gioco facile Toni Visentini che sul Corriere del giorno dopo ha fatto del bel sarcasmo verso questo atteggiamento altezzoso e indegno di rappresentanti del popolo. Charis, uno dei giovani organizzatori, ha specificato che, nonostante la povertà di mezzi, era stato fatto tutto per invitare alla manifestazione, con il limite di salvaguardare il carattere civico dell’iniziativa. Condividi? Ci vai. Altrimenti stai a casa.

E non basta il giorno dopo affannarsi a lodare altri gruppi che organizzano altre manifestazioni, solo perché pensi o speri così di controllarle tu, partito o tu, nuovo capopolo.

Il timore vero è che il popolo sfugga al controllo – e dal voto – costruendo il proprio sapere.

A Bolzano, come in Valsusa, i ragazzi del noTav organizzano conferenze e seminari, usano Internet e le riunioni per informarsi e confrontarsi, e chi non si sottomette non si sente più isolato e “stupido” per voler salvare il territorio in cui vive dalla devastazione. Alla manifestazione i sudtirolesi italiani e tedeschi erano pochi, un paio di centinaia, si è detto. Interetnici però, perché le battaglie per le cose serie uniscono. E chi scrive ricorda che in Valsusa quindici anni fa i critici del progetto erano poche decine.

“I saperi danno forza” ha detto il professor Beppe Sergi, in un’intervista concessa a chi scrive per la rivista Una città di Forlì. E riferiva che la lotta del popolo valsusino contro la Tav che rischia di provocare un disastro economico e ambientale, si è trasformata in un percorso di acculturazione alla democrazia dell’intera popolazione, che ha portato ad acquisire le conoscenze economiche, tecniche, giuridiche e perfino artistiche utili a (con)vincere in una battaglia che non è mai stata un muro contro muro ottuso, almeno non da parte dei resistenti della Valsusa.

Ciò che viene esportato in questa “rete di mutuo soccorso”, come viene chiamata, non è affatto una ”ideologia del no”, ma il suo contrario, fatto di assunzione consapevole di responsabilità, della sua condivisione fra vicini, del rifiuto di affidarsi ciecamente a chicchessia: una riscoperta dell’impegno civico.