Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 7, 3 aprile 2004 Servizi

Bioessiccatore sì o no?

Fallito il referendum, comitati e associazioni ambientaliste imboccano strade diverse.

Della vicenda inceneritore QT si è già occupato in passato senza lesinare obiezioni e critiche ragionate. A tornare sull’argomento, scrollando di dosso la naftalina che rischia di ovattare nel dimenticatoio l’intera questione, ci pensano quelli dell’associazione Nimby del Trentino, che in un comunicato (Inceneritore: non ci rassegniamo) ribadiscono la loro opposizione a qualsiasi "politica dell’inceneritore", con o senza variante del bioessiccatore. A loro avviso "un sistema efficace di intercettazione dei rifiuti prodotti sia in ambito domestico che nelle diverse attività economiche non viene fatto decollare soprattutto perché non è funzionale al meccanismo produttivo consumistico delle merci, ovvero agli stessi che progettano e realizzano gli impianti per trattare e/o bruciare sempre più rifiuti".

E in quest’ottica che non si sgancia dalla necessità dell’inceneritore, la bioessiccazione - letta da molti come la variante ambientalista dell’inceneritore stesso - risulta una mera "variazione sul tema senza effetti significativi in termini di riduzione degli impatti di un impianto di incenerimento. Trattando il rifiuto tal quale, con questa tecnica si finisce per assecondare la tesi per cui la parte umida della merce-rifiuto non dovrebbe essere recuperata".Insomma, il bioessiccatore non incentiverebbe di certo la raccolta differenziata, adagiandosi così sulla logica del consumo, quello sì indifferenziato e illimitato. Della serie: prima si secca e poi si brucia. A questo punto abbiamo cercato di approfondire la tematica sulla cosiddetta politica dei rifiuti con un rappresentante dei Nimby, Adriano Rizzoli.

Nel vostro comunicato affermate che sulla questione rifiuti "la politica si adegua e non ha alcun interesse, né volontà e coraggio, per impegnarsi ad individuare soluzioni a minor impatto ambientale, ma anche più impegnative, e condivise dalla cittadinanza". Non le sembra che una simile presa di posizione non tenga conto dei numerosi casi di attenta politica dei rifiuti attuata da molti comuni trentini con la raccolta differenziata spinta? Pensiamo ad esempio alla Val di Non, alla Rotaliana, alla Valsugana, all’alta Vallagarina, a singole realtà della Valle dell’Adige…

"Non conosco nello specifico le situazioni locali (e consigliamo in ogni caso ai Nimby di andare a vederle direttamente, n.d.r.), comunque qualsiasi serio impegno volto alla differenziazione del rifiuto va incoraggiato e sostenuto, tenendo conto, però, di due cose: che è soltanto la prima misura per cominciare a sciogliere alcuni nodi del problema e che è incompatibile con la prospettiva dell’inceneritore. Infatti differenziare e bruciare è un non senso, un affronto anche al cittadino che si impegna nella cernita dei rifiuti. La differenziata spinta, quale prima misura a cui ne devono seguire altre, deve essere programmata su tutto il territorio provinciale, così come ad esempio è stato fatto in merito alla taratura del dimensionamento dell’inceneritore".

Sembra una contraddizione che da un lato la Provincia abbia non solo recepito il decreto Ronchi sulla raccolta differenziata ma che lo abbia anticipato - tanto che entro il 31-12-2005 sul territorio trentino si dovrebbe avere una percentuale di raccolta differenziata del 50% - e che dall’altro si insista a parlare di inceneritore, che mal si concilia con la politica della differenziata.

"Certo, non si concilia affatto. Le promesse al 50% di differenziata (obiettivo insufficiente, posto che almeno l’80% dei rifiuti è recuperabile) rimangono tali se prima si preferiscono investire centinaia di milioni di euro nell’impianto di Ischia Podetti. Basti pensare a che cosa rimarrebbe da bruciare se si investisse in uno o più centri di compostaggio per il trattamento della frazione umida, 30% sul totale, e programmare per le altre frazioni una attenta raccolta che giunga in pochi anni ad un ulteriore 50%. Avremmo un 80% di merce-rifiuto senza la quale ogni ragionamento sulla opportunità di realizzare un impianto di incenerimento cadrebbe. Ma per fare questo si devono mettere in campo strumenti moderni e sinergie di ampio respiro tra le istituzioni, le categorie produttive e la società civile".

Ipotizzando che in un Trentino "riciclone" si possa arrivare al 70% di raccolta differenziata e riciclata, cosa pensate si debba fare per il restante 30%? Un piccolo inceneritore o che altro?

"Questa necessità ‘fisiologica’ del "piccolo inceneritore" conferma ancora una volta che la propaganda pro inceneritore continua a dare buoni frutti. Il ripetitivo accostamento tra ecoballe-rifiuti e inceneritore è il messaggio forte che si è voluto arrivasse alla gente. Dimentichiamoci l’inceneritore! Vediamo se siamo capaci di fare altro, se questo Trentino saprà dimostrare di essere "laboratorio". Il "piccolo inceneritore" rischia di essere solo la premessa per uno più grande: una volta costruito non ci vuole poi molto per ampliarlo o potenziarlo…".

Cosa pensano le associazioni ambientaliste di questa netta presa di posizione dei Nimby? Abbiamo sentito al riguardo Giorgio Rigo di Italia Nostra.

Cosa è successo all’interno del fronte anti-inceneritore? Ci si dovrà ricredere anche sulla bioessiccazione?

"Anzitutto bisogna ricordare che gli ambientalisti, dopo l’incontro con Dellai e la Berasi, hanno ottenuto che ci fosse una ridefinizione del piano rifiuti verso una maggior raccolta differenziata, in minor tempo e con l’obiettivo di diminuire progressivamente la quantità di rifiuti prodotti. All’interno della Commissione dei 6 che doveva valutare il progetto di inceneritore proposto dalla Provincia, tre membri (Federico Valerio, Fabrizio Adani e Duccio Bianchi) proseguirono il percorso comune intrapreso dalle associazioni ambientaliste e dai comitati, orientandosi verso due momenti precedenti all’incenerimento puro e semplice, cioè la raccolta differenziata e la stabilizzazione dei rifiuti attraverso la bioessiccazione. Tra l’ipotesi del termovalorizzatore che brucia tutti i rifiuti indistintamente - modello Brescia, per capirci - e l’idea di una perfetta raccolta differenziata spinta, c’è una via di mezzo, che rifiuta la prima soluzione, ma che tiene conto che per attuare al meglio la seconda ipotesi ci vorrà un graduale processo di circa 10-15 anni".

Non le sembrano troppi? In molte zone del Trentino la raccolta differenziata spinta è già iniziata e con ottimi risultati.

"E’ vero, ma non possiamo pensare che tutto il Trentino sia omogeneo. Pensiamo alle zone più turistiche, o alle valli composte per lo più da paesini sparpagliati. In queste realtà arrivare ad una raccolta differenziata quantitativamente e qualitativamente ottimale è più difficile e ci vuole tempo. Intanto che facciamo?".

Appunto, che facciamo?

"Il bioessiccatore in questi 10-15 anni ci permetterà di trattare le frazioni di rifiuto umido non differenziato o quelle parti di umido che nonostante la raccolta differenziata finiscono comunque nel secco. Queste quantità di umido scenderanno progressivamente man mano che si perfezionerà la raccolta differenziata, facendo diminuire allo stesso tempo le tonnellate da conferire nell’inceneritore: da 140.000 tonnellate annue a circa la metà in pochi anni. Ricordiamo che il trattamento di bioessiccazione permette di conferire meno tonnellate da bruciare, consentendo di rimanere sotto la soglia di 150.000 tonnellate annue che secondo alcuni studi è il punto critico sotto il quale costruire un inceneritore non conviene più. Superata quella cifra, invece, si proseguirà secondo il principio del piano inclinato, cioè verso un aumento costante di conferito, come è avvenuto a Brescia. Per questo i membri della commissione Giuliano e Ragazzi che sponsorizzano il progetto dell’impianto a griglia proposto dalla Provincia, pur avendo dovuto ammettere al termine dei lavori in commissione che la bioessiccazione era opportuna, hanno insistito su un progetto di almeno 170.000 tonnellate. Solo in questi termini avrebbe ancora senso costruire un inceneritore e mantenerlo. Ma un impianto di queste dimensioni crescerà negli anni, disincentivando le altre politiche sui rifiuti, mettendo a repentaglio la salute dei cittadini, creando problemi su come smaltire gli scarti e soprattutto i pericolosi filtri. E poi in questo modo non si tiene conto dell’esempio della Germania. Lì nei decenni passati si è perseguita la via dell’inceneritore come vorrebbe fare ora Dellai, ma poi migliorando la raccolta differenziata è diminuito il conferito, tanto che ora gli inceneritori sono in esubero e per sopravvivere devono importare rifiuti dall’estero. Rifare lo stesso percorso qui sarebbe semplicemente stupido".

Il bioessiccatore dunque permetterebbe di rimanere sotto la soglia critica, ma in ogni caso porterebbe ad un inceneritore, seppur ridotto.

"Non necessariamente. Bioessiccazione non significa per forza inceneritore! Il CDR, cioè il risultato prodotto dalla bioessiccazione, invece che incenerito potrebbe essere stoccato (tanto ormai è inerte) e magari portato verso appositi centri controllati come quello di Cuneo. Inoltre ci sono delle tecniche che varrebbe la pena approfondire, come la pirolisi, che consentirebbero di trattare ulteriormente il CDR per ridurlo ancora e trasformarlo in materiale tipo carbone".

Riassumendo: col bioessiccatore si diminuirebbe la quantità da bruciare evitando di superare la soglia critica, si renderebbe in questo modo non conveniente l’inceneritore costringendo la Provincia a perseguire altre vie in attesa di perfezionare e ottimizzare il processo di raccolta differenziata iniziato. Perché allora questa spaccatura tra ambientalisti e comitati proprio sulla bioessiccazione?

"Non saprei. Dopo il flop del referendum i comitati ci hanno accusato di averli abbandonati e sono usciti dal progetto comune, mettendosi a sparare nel mucchio, anche contro la bioessiccazione; e utilizzando tra l’altro la stessa propaganda che mesi fa aveva fatto la Provincia contro il bioessiccatore per avallare il progetto di mega-inceneritore (Inceneritore: un'offesa per tutti). E’ incomprensibile...".