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Quando la patria è la pace

Sono ormai quotidiani gli attacchi di certa destra politica a tutti quei cittadini che per scelta morale ed etica hanno deciso di aderire alla campagna pacifista apponendo su finestre e balconi le bandiere multicolori con la scritta "Pace", distribuite dalle botteghe del commercio equo e dai supermercati trentini.

La lodevole iniziativa, che ha visto un’inaspettata, amplissima adesione tra la popolazione trentina - tant’è che in poco tempo le bandiere sono andate esaurite, ma ne stanno già arrivando di nuove - è un chiaro segnale che gran parte della società civile è stufa di subire passivamente gli stermini di popolazione civile in nome del solito petrolio o di posizioni più favorevoli sullo scacchiere geopolitico. Un segnale che alla destra politica, palesemente favorevole alla guerra preventiva teologizzata dal presidente Bush, e in cerca di qualche conflitto per rispolverare bandiere e parole d’ordine ignorate da una società ormai a tutto indifferente, è apparso come fumo negli occhi. Così non rimane che l’attacco a questo simbolo di pace, a questa voce dal basso rimasta troppo a lungo zitta.

Attacchi peraltro di basso livello, perché i vari Zenatti e Veronesi trattano gli aderenti alla campagna pacifista come pesci lessi pronti ad abboccare all’amo populista di una sinistra che, tra l’altro, non è stata ancora in grado di dire un secco "no" alla guerra, un no senza "se" e senza "ma".

Curiose le idee di Veronesi, che trova più giusto esporre, al posto della bandiera della pace, il tricolore. A parte l’assoluto flop che risulterebbe da una simile iniziativa (dubitiamo fortemente che lo stesso Veronesi, lo stesso Zenatti, usino esporre il tricolore alle loro finestre, al di là di qualche partita della nazionale), ci sembra alquanto inadatto il momento scelto: cosa simboleggerebbe il tricolore? Quali valori avrebbe nei suoi colori? Forse la legge Cirami? La legge sui condoni fiscali? Quella sui condoni edilizi? Quella che permette l’alienazione del patrimonio artistico, questo sì gloria nazionale di cui andar fieri per il mondo?

Per ora, quindi, senz’altro meglio esporre un vessillo di pace, indipendente da ogni forza politica (se ne condividono il messaggio, come a parole darebbero a intendere, abbiano anche loro il coraggio di appenderla ai balconi, come un tempo chi scrive, che non simpatizza certo per la destra, firmò a Rovereto una petizione di AN contro l’inceneritore), indipendente da ogni nazionalismo. Un gesto semplice quanto dal chiaro significato, un gesto che non è un simbolo ma un’azione concreta. Il contrario esatto delle patacche che talvolta si espongono per dare un valore fittizio a qualcosa o a qualcuno che nei fatti non ne ha, siano esse patacche di destra o di sinistra.