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Costruire Comunità: politica e sogni

Antonio Marchi

Costruire Comunità prende il volo nel difficile compito di coniugare due concetti: politica e realtà nel Trentino con lo sguardo rivolto al mondo degli assenti o diversi, al popolo dei senza dimora politica.

Compito arduo ma non impossibile, comunque necessario per dare speranza ad una sempre cresciuta moltitudine di disgustati dalla politica.

La volontà di indirizzare questo stato di cose verso un obiettivo, di modificarlo secondo un certo modello che si presume più vantaggioso per gli uomini e la natura, comunque per il domani, impone una serie di misure e provvedimenti da applicare alla realtà locale per trasformarla. Presuppone, perciò, una puntigliosa conoscenza della realtà così come è, un progetto ideale che ne rimedi i difetti, individui gli interventi da attuare per andare nella direzione desiderata, con la capacità di valutare gli effetti immediati e remoti delle decisioni prese.

E’ un impegno che richiede doti e intelligenza sovrumane. Dico questo con trepidazione, perché non conosco nessun (ho conosciuto Alex Langer, però...) che possa definirsi politico in un senso così comprensivo del termine. Eppure migliaia di persone si dedicano alla politica come ad un’occupazione, senza possedere le indispensabili capacità e senza nemmeno aver chiarito in sé il senso del loro agire.

Un onesto esame di coscienza spopolerebbe i banchi del nostro parlamento provinciale e nazionale e vuoterebbe gli uffici dei partiti. Perché la politica è comunemente intesa nel senso manageriale, cioè una facenda di gestione. Dall’ideale aspirazione che era, è diventata un mestiere a cui molti ambiscono, un’occupazione per la quale sono necessarie virtù sospette: il saper galleggiare comunque, una certa prontezza nell’aggredire, una forte presunzione e molta superbia.

La politica finora ha pesantemente pregiudicato il futuro: ci siamo trovati addosso quella dei nostri padri, mentre non facciamo che condizionare l’avvenire dei nostri figli.

La politica deve rientrare nei suoi limiti. Deve essere la scienza del "dove" si vive volentieri più che del "dove" - se faremo in tempo - vivremo volentieri.

La politica non può ridursi a mestiere, a un’occupazione facile e gratificante (se fosse solo questo, non meriterebbe la nostra attenzione); deve essere la realizzazione di un sogno sociale che ponga finalmente riparo ai torti e rimedio ai soprusi; un sogno comune a tutti gli uomini che resta sostanzialmente identico nello sgranarsi del tempo.

Questo prima del resto, poi il resto con intelligenza, pazienza e costruttività.