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Un museo ladino

Qualche considerazione dell’autrice nella sua nuova veste di presidente del Consiglio provinciale di Bolzano. E un’idea per le vostre escursioni estive.

Care lettrici e cari lettori, chi scrive è stata eletta presidente del Consiglio provinciale di Bolzano. Perciò come già avvenuto un paio di anni fa, lascerò che i nostri redattori-capo ed editori decidano liberamente se intendono continuare ad ospitare le mie "lettere" su questo giornale. Gli obblighi che derivano dalle cariche pubbliche, e specialmente quelle "super partes", non lasciano del tutto libere/i coloro che le rivestono, nello svolgimento di un’attività giornalistica. Credo quindi sia bene che chi dirige il giornale ne tenga conto.

Da dieci anni più o meno vi scrivo ogni due settimane da Bolzano a Trento (spesso il vicino più lontano che ci sia), e devo dire che, anche se talvolta mi è costato molta fatica, mi è sempre piaciuta questa possibilità di raccontare a lettori e lettrici non prevenuti dalle troppe notizie locali ciò che accade in questo piccolo mondo speciale che è il Sudtirolo di oggi.

E’ stato anche uno sforzo di ripensare le cose di casa nostra in modo non scontato e di decidere che cosa è importante o che cosa accade di interessante, o non sia invece risultato o parte delle polemiche che infiammano spesso artificiosamente la vita pubblica. Ne è scaturita per me una rinnovata attenzione alle novità, alle emozioni che coinvolgono le persone, la musica, l’arte, la gioia di vivere insieme, di scoprire gli altri, gli angoli di miseria e di dolore di una realtà che appare così lustra e ricca e insieme povera di creatività e di cuore. La nuova letteratura sudtirolese, la grande musica nel nuovo teatro di Bolzano, i segnali di disgelo, contraddetti spesso dalla politica (ma non sempre), sono temi recenti della "Lettera dal Sudtirolo", che mi piace avere presente come elementi di speranza e di ammonimento.

Anche l’elezione alla Presidenza del Consiglio provinciale di Bolzano di una esponente di area ambientalista e interetnica come chi vi scrive, invece di un esponente di Forza Italia, è stata salutata da molti, in Sudtirolo ma anche in Austria, come una novità importante. Nient’affatto scontata, è stata il risultato dell’impegno degli esponenti del centro-sinistra, cui si sono uniti, per raggiungere questo risultato nient’affatto scontato, l’ala sociale e le donne della SVP, che sono riusciti a convincere un numero sufficiente di esponenti del loro partito, dopo un durissimo confronto.

Le aperture della SVP al nuovo governo di centrodestra, dopo il patto elettorale con l’attuale opposizione in parlamento, ripropongono l’anomalia di un partito che non può schierarsi come ogni altra forza politica democratica occidentale, perché la sua prima caratteristica è di essere etnico e crede suo dovere e diritto di dare un colpo al cerchio e uno alla botte. La scelta di campo nel quadro di un bipolarismo politico è subordinata alla scelta di continuare ad essere un partito etnico, e quindi alla pretesa di essere al di fuori del normale dibattito ideologico ed economico-sociale. Ma la maggiore apertura delle nuove generazioni degli eletti SVP, e la loro connotazione come portatori e portatrici di interessi più moderni e "normali", se irrigidisce le vecchie guardie, porta dall’altra a decisioni che aprono la porta alla speranza di un cambiamento positivo nella convivenza, attraverso la messa in discussione del bipolarismo etnico, un segnale della quale è stata anche la candidatura "interetnica" (per sua esplicita dichiarazione) e l’elezione di un esponente SVP nel collegio della Bassa Atesina.

La diffusione della popolazione ladina nell'area doomitica.

Un’ultima cosa: poiché sta incominciando l’estate, in conclusione vorrei segnalare una novità che può essere gioiosamente sfruttata nelle belle giornate che ci aspettano (effetto serra permettendo).

Domenica scorsa è stato inaugurato a San Martino in Badia il Museo ladino. Finanziato dalla Provincia senza risparmio, è stato realizzato da tre studiosi di grandissimo livello, senza condizionamenti, in un’ottica di grande apertura. Il risultato è uno splendido museo di respiro europeo, punto di riferimento della cultura ladina, e insieme istituzione culturale che parla al mondo, non chiusa in un’ottica ripetitiva e conservativa, ma al contrario opportunità di confronto vero e di riflessione di un’area linguistica e culturale frammentata, ma fortemente radicata e che possiede ora uno strumento che le permette di modernizzarsi, senza perdersi, ma anche senza irrigidirsi nella ritualità.

E’ una bella cosa all’inizio dell’estate e si può consigliare a coloro che abbiano voglia di fare una escursione nella natura e nella cultura, unendo una passeggiata in una zona bellissima ad un’esperienza culturale non banale. Buona estate.

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