Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 18, 14 ottobre 2000

Il segretario Bondi: “Abbiamo perso una battaglia, non la guerra”

Le dimissioni di Guarda e Dellanna sono una sconfitta particolarmente amara per il segretario dei DS Mauro Bondi, che nei due dimissionari aveva i collaboratori più vicini e apprezzati.

L'avv. Mauro Bondi, segretario provinciale dei Ds.

Le dimissioni sono dovute al cedimento sulla Jumela, che - secondo Guarda e Dellanna - ha significato due cose: si governa secondo le clientele e non secondo i progetti; la sinistra conta zero, quando Dellai batte il pugno sul tavolo, lei si allinea.

"La mia valutazione sulla vicenda Jumela è altrettanto negativa. La politica è fatta anche di sconfitte, e questa è stata una grossa sconfitta. Solo che, a differenza di Guarda e Dellanna, io ritengo che abbiamo perso una battaglia, non la guerra."

Ma perché l’avete persa? Per i dimissionari questo è avvenuto perché quando Dellai minaccia di rompere, voi automaticamente cedete. E quindi, con questi presupposti, siete destinati a perderle tutte le battaglie.

"Mi piacerebbe pensare che il conflitto non è tra noi e Dellai, ma tra il centro-sinistra e il centro-destra. Comunque la sconfitta, ripeto, c’è stata, ed è doveroso individuare le responsabilità. Non nel senso di quelle individuali, non voglio dare pagelle. Ci sono cause oggettive: la debolezza della sinistra, che difatti sulla Jumela ha perso un’occasione per diventare credibile. E cause soggettive: non credo che gli assessori Pinter e Andreolli siano attaccati alla sedia, penso piuttosto che più di altri si siano fatti carico della responsabilità di non rompere la coalizione; e questa preoccupazione è stata quella che ha guidato pure il gruppo consiliare e la direzione del partito."

E il segretario? Guarda e Dellanna hanno posto esplicitamente il problema: se il partito non ha seguito fino in fondo il segretario nella contesa con Dellai, questi deve dimettersi.

"In effetti sono stato io ad ingaggiare una partita, che poi è stata persa. Ed ho preso in considerazione l’eventualità delle dimissioni. Però dalla direzione del partito è emersa un’esplicita indicazione di non arrivare ad alcuna sanzione né nei miei confronti, né nei confronti dei due assessori che avevano accettato gli impianti."

Rimane il fatto che la Jumela ha stabilito che quando Dellai s’impunta, la vince. E quindi ha sancito che la sinistra non esiste. E difatti, a cascata, è stata approvata la Pinzolo-Campiglio, le piste della Val della Mite in zona valanghe, gli impianti al Rolle in riserva integrale del Parco…

"No, non ha sancito nulla per il futuro. In politica il passato non fa testo. E mi auguro che forzature come queste sugli impianti non ce ne siano più."

E’ facile prevedere il contrario, ad iniziare da PiRuBi, aeroporto, terreni di Trento Nord, privatizzazioni... Cosa succederà? Prevarrà ancora il vostro ‘senso di responsabilità’?

"Non si può tirare troppo la corda, e mi auguro che anche la Margherita lo capisca. Il fatto è che noi abbiamo solo un’arma, quella nucleare, far saltare tutto. E l’arma nucleare la usi solo quando hai raggiunto il limite. Con la Jumela ci si è giunti molto vicino."

E con PiRuBi e aeroporto?

"Credo sia negativo ideologizzare queste due scelte: si tratta di una strada e di una pista, che si fanno se servono. A me pare che ci siano valanghe di ragioni per dire che non servono; si valuteranno i pro e i contro, come si fa da 20 anni; e da 20 anni si trovano i contro troppo gravosi."

Ma le ragioni, i pro e contro, contano zero, questo ha stabilito il precedente della Jumela. Quando Dellai batte il pugno sul tavolo, quello solo conta.

"Su un tema come la PiRuBi, che non investe solo una valle, ma l’intero Trentino, se si volesse imporre una scelta nei termini della Jumela, io, se fossi assessore, mi dimetterei."

E se lei fosse il segretario di un partito di maggioranza?

"Se lo fossi, come sono, se la direzione del mio partito fosse invece dell’idea di accettare l’imposizione altrui, mi dimetterei. Però io voglio lavorare perché non si arrivi a questo."

Per ora ci sono le dimissioni di Guarda e Dellanna. Cosa rappresentano, per i DS e per la sua segreteria?

"Sul piano personale, dell’amicizia, sono un brutto colpo. Sul piano del partito, significa aver perso due teste che pensano ed elaborano. Però confido – ed entrambi mi hanno rassicurato in questo senso – che non faranno mancare il loro apporto. Nell’esecutivo io non intendo sostituirli: e continuerò a consultarmi regolarmente con loro. Spero che nei prossimi mesi riusciamo a far marciare una politica riformista in Giunta, e allora convincere i due dimissionari come sulla Jumela abbiamo perso solo una pur importante battaglia. E auspico che tornino nell’esecutivo, perché di due intelligenze come le loro abbiamo assoluto bisogno."