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QT n. 1, 9 gennaio 1999 Servizi

La Comunità di Fiemme: un elefante da museo

Il rinnovo del Comun Generale e del Consiglio dei Regolani all’insegna dell’immobilismo.

A metà dicembre si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Comun Generale e del Consiglio dei Regolani della Comunità di Fiemme. L’unica vera notizia è una conferma: l’immobilismo di un ente che ha perduto ogni riferimento, ogni bussola ed ogni capacità di proposta.

Al momento del voto si proveniva da una campagna elettorale stanca, con pochi candidati (solo 72, suddivisi nelle 11 regole, per conquistare i 42 seggi disponibili), priva di mordente e specialmente di contenuti, ovattata dalla retorica delle tradizioni, di immagini di pascoli e boschi ormai svuotati di ogni reale sapere, di valori.

Si proveniva anche da quattro anni di amministrazione tutta tesa ad insabbiare i tentativi di una iniziale sparuta minoranza di consiglieri di ridare slancio democratico all’ente. Questi "vicini" non accettavano il ruolo puramente notarile assegnato al Comun Generale (una specie di consiglio comunale) e l’eccesso di potere che ricade sulla figura dello Scario e del Consiglio dei Regolani.

Hanno provato a proporre la revisione dello Statuto, ma le proposte innovative sono state bloccate dall’abile manovra ostruzionistica messa in atto dallo Scario, dal solito prendere tempo, da elenchi di promesse, dall’istituzione di commissioni poi mai ascoltate. Intanto i quattro anni sono trascorsi e ci si è trovati a rivotare con le norme previste dal precedente statuto. Gran parte delle richieste innovative del gruppo erano quelle che aveva avanzato la sinistra di Fiemme quattro anni prima; mancava solo la più importante, quella dell’inserimento del suffragio universale, un obiettivo che in valle non vuole essere preso nemmeno in considerazione.

Dall’esito delle urne si sono rilevate poche sorprese e comunque una sconfitta importante e inattesa. A Predazzo il Regolano uscente ha rischiato di perdere la sua battaglia contro Arturo Boninsegna, mentre a Cavalese - e questo è clamoroso - il regolano uscente, Francesco Degiampietro, ha messo al palo Claudio Betta, il presidente provinciale dell’associazione cacciatori, ex assessore provinciale, uomo di grandi ambizioni e sostenuto dal sindaco di Cavalese, da importanti settori dell’imprenditoria del paese. E’ questa una sconfitta politica significativa, in quanto segue quella che il sindaco di Cavalese Mauro Gilmozzi ha già subito in modo diretto alle elezioni provinciali nella lista della Margherita e che conferma una caduta di attenzione della popolazione del paese dalla sua politica e dai suoi soliti referenti.

E’ stato anche significativo il risultato che lo Scario uscente, Bruno Sommariva, ha ottenuto a Moena, con un 70% di consensi piovuto nonostante la sua assenza istituzionale nel paese e nonostante le forti critiche che ha dovuto subire.

Il risultato di questo paese mortifica forse in modo decisivo l’azione svolta nei quattro anni precedenti da chi voleva riformare l’ente in senso democratico, in quanto il gruppo originario della protesta proveniva proprio da Moena.

Nella precedente tornata, 1994, a Cavalese le donne candidate erano presenti in modo alquanto consistente, grazie alla lista di ispirazione ambientalista. Questa volta invece una sola donna aveva candidato e finalmente è riuscita a rompere il guscio che sembrava saldamente in mani maschili, riuscendo a farsi eleggere almeno nel Comun Generale.

Per il futuro non sembra di poter leggere lo svolgersi di pagine importanti: come già abbiamo detto, i contenuti sono rimasti assenti durante tutta la campagna elettorale: si è parlato pochissimo di gestione del bosco, di ripresa delle tradizioni culturali della valle, nulla del parco del Lagorai.

Quanta differenza con quanto avviene nelle regole ampezzane, dove si assiste a scontri forti fra culture diverse, fra tradizione e innovazione, fra regolani praticamente ambientalisti e che difendono dall’assalto dei comuni e dell’imprenditoria privata boschi e pascoli che hanno costruito la storia di quella comunità, da scontri diretti fra regolani e ambientalisti delle associazioni.

La Comunità di Fiemme invece, come del resto la regola feudale di Predazzo, lasciano che i loro boschi vengano conquistati dalle società impiantistiche, vedi Cermis e Latemar, intrecciano ovunque strade forestali aprendole fino alle alte quote al transito dei cacciatori, progettano lo sfruttamento dei corsi d’acqua con antiquate centraline idroelettriche.

Questi sono segnali preoccupanti che confermano un Trentino che ovunque sta usando l’autonomia come valvola di chiusura, di involuzione culturale e democratica. Speriamo di esserci sbagliati e di poter leggere nella ormai imminente elezione del futuro Scario un qualche segnale di novità, l’apertura di nuovi spazi di confronto che portino almeno al parziale successo della conquista del suffragio universale.