La ‘ndrangheta in paese. Che ne pensa la gente? Un sondaggio a Lona-Lases
QT e Libera hanno organizzato un sondaggio sui fatti connessi con il processo “Perfido” tra i residenti di Lona-Lases: ecco i risultati.
A cura di Carlo Buzzi, docente senior a Sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento
QT e Libera hanno organizzato un sondaggio sui fatti connessi con il processo “Perfido” tra i residenti di Lona-Lases: ecco i risultati.
Gli obiettivi del sondaggio
Si è posto l’obiettivo di dar voce ai cittadini e alle cittadine del comune di Lona-Lases il sondaggio, organizzato da Questotrentino e dall’associazione Libera: allo scopo di mettere in luce le opinioni e gli atteggiamenti dei residenti in un paese investito come un tornado da un’infiltrazione mafiosa ormai accertata dalla Cassazione, dai relativi processi, dalla chiusura di tante cave del porfido. Quanto se ne sa, come si è informati, come si valutano le responsabilità, quale futuro della comunità: questi gli interrogativi.
Note metodologiche sul sondaggio
Per condurre il sondaggio è stato preparato un breve questionario di 29 domande, strettamente anonimo, distribuito nel periodo dicembre 2022-maggio 2023 da rilevatori e rilevatrici di Libera. Hanno risposto 59 persone con le caratteristiche socio-anagrafiche mostrate in tab.1. Nel complesso l’incidenza del campione sul totale della popolazione residente con più di 15 anni è circa del 9%.
Per valutare la rappresentatività dei rispondenti rispetto al totale dei cittadini, si rilevano alcuni scostamenti significativi non tanto nella distribuzione del sesso, che appare accettabile, quanto per quella dell’età, per la quale è evidente una presenza limitata di giovani compensata da una partecipazione più ampia di anziani.
Dal punto di vista lavorativo una elevata percentuale è stata a contatto con il settore del porfido o direttamente, attraverso un coinvolgimento personale, o indirettamente, attraverso il coinvolgimento del nucleo famigliare (coniuge, figli o genitori).
Per quanto riguarda l’istruzione non abbiamo la possibilità di fare un confronto tra il livello di chi ha partecipato al sondaggio con quello della popolazione complessiva, ma è intuitivo rilevare una forte sovra-rappresentazione delle persone istruite (laureate o con un titolo di studio superiore) con la conseguente sotto-rappresentazione delle persone meno istruite (con al più il livello dell’obbligo scolastico).
Stando così le cose, è possibile affermare che al sondaggio abbiano aderito le persone con un capitale culturale più elevato di età medio-alta. Si dovrà pertanto tenere presente questa particolarità nel valutare i risultati ottenuti.

Il forte attaccamento al territorio
Altri elementi che tracciano il profilo degli uomini e delle donne che hanno accettato di rispondere al questionario convergono verso un forte legame culturale e psicologico con il territorio e la comunità.
Un primo aspetto fa riferimento alla soddisfazione di vivere nel comune di Lona-Lases espressa dalla stragrande maggioranza dei rispondenti (cfr. tab.2).
Se aggiungiamo anche il fatto che più di un quarto del campione (27%) aderisce almeno ad una associazione, percentuale certamente non disprezzabile trattandosi di individui adulti, possiamo parlare di una collettività caratterizzata da reti relazionali significative e soddisfacenti.

L’attaccamento al territorio non implica, per molti, una sottovalutazione delle pesanti questioni che gravano sulla comunità. Dovendo indicare i due problemi che Lona-Lases deve affrontare, più della metà fa riferimento all’assenza per troppo tempo di una amministrazione comunale eletta, mentre un po’ meno di un terzo, una incidenza sorprendentemente bassa, cita la “presunta” (la nostra domanda era molto garantista, non essendoci ancora una sentenza definitiva ndr) infiltrazione della ‘ndrangheta nel tessuto economico-produttivo locale.Solo in seconda istanza si fanno strada altri problemi che ci parlano delle disfunzioni purtroppo tipiche di molti piccoli centri di valle: assenza di luoghi di socialità dove trovarsi con gli amici, la mobilità ostacolata dai pochi collegamenti, la scarsità di servizi pubblici e di esercizi commerciali. Di una certa rilevanza poi quel 17% degli intervistati che non ha saputo rispondere, o forse semplicemente ha voluto dimenticare, l’ineludibile gravità dei fatti (per tutti questi dati si veda la tab.3). Eppure l’esposizione all’informazione su notizie e opinioni di quanto succede nel comune sembrerebbe estesa e diversificata (per inciso i canali informativi indicati sono nell’ordine i mass media (31%), gli amici (20%), i famigliari (15%), i social network (7%) con il 17% che ne indica altri e il 10% che non dà risposta).
Opinioni, atteggiamenti, reazioni
Il primo dato che fa da contesto al rapporto tra comunità e le vicende dell’Operazione Perfido è il livello informativo. Quanto ne sanno i cittadini e le cittadine di cosa è successo? La cosa che sorprende è che solo il 52% dei rispondenti ritenga di essere informato dei fatti, con una significativa prevalenza degli “abbastanza” informati sui “molto” informati. Coloro che al contrario percepiscono come scarso il grado di informazione posseduto (“sono poco informato”) sono un terzo degli intervistati, ai quali si aggiunge quasi un decimo di persone che affermano di non saperne nulla (cfr. tab. 4).

Non è chiaro se ciò dipenda dalla complessità dei fatti - vissuti per molti aspetti come assai complicati e comunque con molti punti oscuri - oppure dalla tendenza, se non all’omertà, ad una assai prudente reticenza di alcuni nei confronti delle vicende in questione. Quest’ultima ipotesi sembrerebbe confermata dalle risposte sul grado di conoscenza di condanne comminate agli imputati nel processo Perfido; al momento del sondaggio c’erano state due condanne ad oltre 10 anni per associazione mafiosa per due imputati (Arfuso e Morello) in due distinti procedimenti e ad 8 anni a un terzo (Denise): ebbene solo il 37% mostra di sapere di queste prime condanne, il 14% ritiene invece che i procedimenti giudiziari siano ancora in corso (verosimilmente senza essere giunti ad alcuna sentenza), il 36% afferma di non sapere nulla mentre l’11% preferisce non esprimersi, rifiutando di rispondere.
Ora, i tre imputati sopra citati avevano (secondo l’accusa) rilievo nell’organizzazione ‘ndranghetista, tuttavia erano - a differenza di altri come il capo Macheda oppure il gestore economico ed assessore alle cave Giuseppe Battaglia o il consigliere comunale Pietro Battaglia, personaggi secondari nella vita di Lona-Lases. Nonostante questo, sinceramente sconcerta la vistosa disinformazione sulle condanne dei tre, che sia vera o – peggio - che sia dettata da motivazioni prudenziali.
Comunque, se per diversi cittadini l’affaire Perfido, per lo meno dal punto di vista dell’informazione sulle vicende in questione, è motivo di elusione, non così se si passa alla valutazione oggettiva dei fatti. Più della metà riconosce l’elevata gravità delle azioni di cui sono accusati gli imputati, anche se un quarto si rifugia nel “non so” o nel “preferisco non rispondere” ed un solo caso afferma esplicitamente che le accuse non siano gravi. Rimane quel 22% che cerca di attenuare il giudizio con un “abbastanza gravi” che comunque non ne nega la rilevanza. (cfr. tab. 5).


L’area di chi non disconosce che siamo di fronte ad accuse consistenti, pur con intensità diverse, coinvolge dunque il 73% dei rispondenti. La stessa percentuale si ripresenta quando, andando più nello specifico, in una domanda del questionario si sollecita un’opinione sull’accusa agli imputati di “aver ridotto in schiavitù” alcuni lavoratori stranieri, la stragrande maggioranza dei rispondenti sostiene infatti che l’accusa sia gravissima sia dal punto di vista penale che umano.
Meno diffusa invece la convinzione che sia sostenibile l’accusa del coinvolgimento di alcuni politici locali in operazioni di scambio elettorale con la mafia, dal momento che più della metà del campione non crede possa essere vero (22%), non sa (20%) o non risponde (10%). Confidiamo che l’imminente processo ai politici imputati di scambio elettorale politico-mafioso fornisca nuovi elementi di riflessione.
Ma se i politici (due sindaci e un senatore) hanno ancora per la maggioranza una certa credibilità, non così gli imprenditori: il 59% degli intervistati è orientato a pensare che vi sia stata o sia stata comunque possibile complicità tra gli accusati e alcuni segmenti dell’economia locale e solo il 14% nega che ci possa essere stata.
Le conseguenze elettorali e le ricadute psicologiche
Le vicende legate alle infiltrazioni mafiose hanno avuto gravi conseguenze sull’amministrazione comunale. Sono noti i continui fallimenti nella presentazione delle liste alle elezioni comunali e i conseguenti commissariamenti del Municipio, situazione ancora irrisolta ai tempi del sondaggio . Quali sono, a parere dei cittadini, le cause di questa situazione? Prevale l’opinione che le mancate presentazioni delle liste siano dovute alle difficoltà che avrebbe dovuto affrontare il futuro sindaco, dunque dal timore di gestire una situazione amministrativa troppo complessa (32%), ma anche per la scarsa chiarezza sul passato amministrativo del Comune (12%). Paura per minacce e ritorsioni è una motivazione considerata marginale, o comunque, non viene prudenzialmente dichiarata. Più consistente – ed interessante - il gruppetto di cittadini (12%) che fa risalire l’impasse del Comune all’azione di agitatori che hanno montato a dismisura il caso: insomma la colpa sarebbe del Coordinamento Lavoro Porfido, che denunciando l’infiltrazione ha danneggiato il quieto vivere. Sempre consistenti le quote di coloro che preferiscono non rispondere o non sanno indicare una causa (cfr. tab. 6).
I fatti che per anni hanno angustiato Lona-Lases sono anche alla base di una serie di ricadute emotive sui cittadini e le cittadine. Lo dimostrano i dati in tabella 7 che parlano di accrescimento significativo delle preoccupazioni per le sorti della comunità (61%) e delle consapevolezze personali su ciò che succede nel paese (51%). Meno rilevante è l’accrescimento della diffidenza verso alcune persone del paese (39%) superato da coloro che la pensano al contrario, ovvero che vi stato al massimo un aumento modesto quando non del tutto nullo di diffidenza (47%). Un altro aspetto rilevato da circa la metà degli intervistati è la presenza di persone intimorite dalle vicende: per il 32% sarebbero alcune e per 17% molte; un quarto circa del campione sostiene invece che alla fine nessuno sia stato veramente intimorito dai fatti accaduti. Sempre elevata – quando si parla di paura - la quota di coloro che si astengono dal manifestare la propria opinione oppure che non hanno idee in proposito.


Conclusioni
Nella lettura incrociata dei dati abbiamo quasi costantemente notato la presenza di un gruppo di cittadini, in genere minoritario ma non irrilevante, che rivela posizioni ambigue e sfuggenti: non negano la gravità degli accadimenti ma ne attenuano la portata come se volessero rimuovere dei fatti che sarebbe meglio dimenticare. Non solo. In alcune domande specifiche, forse per non esporsi, alcuni intervistati, in aggiunta ai primi, si sono rifugiati in un certo atteggiamento omertoso affermando di non sapere, oppure eludendo in modo esplicito la risposta.
Al contrario una parte significativa del campione, che in molti casi - ma non in tutti - è risultata maggioritaria, ha assunto posizioni di aperta e decisa condanna dei fatti in questione mostrando forte responsabilità personale e civica. Insomma, i risultati ci appaiono non sempre lineari e comunque di non facile lettura.
Per cercare una sintesi complessiva, abbiamo costruito un indice sincretico, che abbiamo chiamato indice di “coinvolgimento civico” , utilizzando 10 indicatori di cui ciascuno mostrava la presenza o meno di forme di sensibilizzazione nei confronti della situazione. Il grafico 1 mostra come l’indice di coinvolgimento civico si distribuisce tra i partecipanti al sondaggio.

Dividendo in due il campione a seconda del punteggio ottenuto sono stati individuati due gruppi: il primo composto dai cittadini che hanno ottenuto da 0 a 10 punti nell’indice di coinvolgimento civico (dunque caratterizzati da una scarsa o mediocre sensibilizzazione), il secondo gruppo da quelli che hanno ottenuto da 11 a 20 punti (dunque caratterizzati da una buona o elevata sensibilizzazione). Al primo gruppo appartiene il 56% del campione, al secondo gruppo il 44% (cfr. graf. 2)
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E allora: chi sono coloro che mostrano tassi di coinvolgimento civico maggiormente elevato? Più gli uomini (56%) che le donne (33%); soprattutto incide il capitale culturale, poiché la consapevolezza tende a decrescere passando dai titoli di studio più elevati a quelli più bassi: tra i laureati il buono o elevato coinvolgimento civico raggiunge il 53%, passa al 47% tra i diplomati per ridursi al 25% tra coloro che al più posseggono il solo titolo dell’obbligo. Né l’età né la residenza a Lona oppure a Lases sembrano invece essere influenti.
Guardiamo in prospettiva: avere o non avere consapevolezze nel presente esercita una influenza nella visione del futuro: chi ha un basso coinvolgimento e quindi non vede o non vuole vedere la realtà tende ad essere più ottimista di coloro che mostrano un maggiore senso civico. Con una punta di cattiveria potremmo dire che mettere la testa sotto la sabbia non aiuta, ma rende più tranquilli. Comunque che il futuro di Lona-Lases sia difficile da prevedere è il sentimento più diffuso per tutti, indipendentemente da ogni altra considerazione come (vedi tab. 8).
