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Lavoratori stagionali usati e gettati in strada

Con le frontiere bloccate non possono tornare alle loro case ma non possono nemmeno lavorare

Vincenzo Passerini

Restate a casa. È l’unico modo per arginare il virus. Ma ci sono persone senza casa. E per loro la situazione è più drammatica che mai. Tanti di loro sono stati buttati in strada dal famigerato Decreto sicurezza: privati della protezione umanitaria e abbandonati al loro destino. Una parte di loro è stata accolta dalla solidarietà della società civile che ha risposto con umanità alla barbarie della politica.

E ora ci sono anche persone buttate in strada dopo che sono state usate per il lavoro stagionale negli alberghi.

La pubblica denuncia di questa nuova situazione disumana è venuta da Dan Ion, presidente dell’Associazione italo-romena.

Sono 300 i Romeni in regione, ha detto Dan Ion, che sono rimasti senza lavoro per la chiusura anticipata degli alberghi causa l’epidemia e che sono stati allontanati dalle strutture dove lavoravano e abbandonati al loro destino. Per il Trentino la maggior parte di loro si trova in Val di Fassa e Val di Fiemme. Non possono tornare in patria perché tutte le frontiere sono chiuse. Alcuni sono senza soldi. L’ambasciata romena, ha detto Ion, è in contatto con la Provincia perché si possa trovare una struttura anche provvisoria di accoglienza. C’è davvero da augurarsi che l’ente pubblico dia una pronta risposta di accoglienza. Resta lo squallore di chi si è servito di queste persone e poi le ha abbandonate al loro destino. La disumanità ne ha fatta di strada nella nostra comunità in questi anni!

I lavoratori stagionali stranieri sono da anni la colonna portante di tanti nostri settori economici e sociali. Senza di loro l’Italia chiude. Però l’Italia ha dato un mare di voti al partito che odia gli stranieri e li addita come la peste. Un mare di ipocrisia e inciviltà.

Poco più di due settimane fa, mentre si stava aggravando la situazione per il Coronavirus, Gianluca Barbacovi, presidenti della Coldiretti del Trentino, lanciava l’allarme per le tante disdette di lavoratori stagionali stranieri. La raccolta dei piccoli frutti è a rischio. E siamo solo all’inizio. Un quarto del made in Italy agricolo dipende dai 370 mila lavoratori regolari stranieri. Noi aggiungiamo: altre centinaia di migliaia di irregolari sono sfruttati come schiavi. “Comprate prodotti trentini e italiani!” si insiste oggi. Forse è il caso di ricordare che frutta e verdura trentina e italiana dipendono in gran parte dal lavoro degli stranieri. Quando gli stranieri ci mancano siamo disperati perché senza di loro non sta in piedi la nostra economia (ma anche tanti nostri servizi: basti pensare alle badanti). Quando ci sono li usiamo e poi li gettiamo, come un oggetto. E poi tutti ad applaudire e a votare quelli che seminano odio contro gli stranieri. Servirà questa drammatica crisi ad aprirci gli occhi se non il cuore?

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