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QT n. 5, maggio 2018 Trentagiorni

Rovereto: il sindaco protetto dalla Celere

Dalla durissima polemica per il taglio dei degli alberi di viale Trento

Foto tratta da lavocedeltrentino.it

È esplosa durissima la polemica a Rovereto riguardo il taglio degli alberi (ippocastani) di viale Trento e la previsione di ulteriori interventi in via Benacense e in altre zone della città. Il sindaco, oltre a fare iniziare i lavori all’alba, per un fatto tanto marginale ha creduto di dover ricorrere alla celere. Una parte della città è stata pertanto militarizzata: un episodio increscioso e incredibile. Così in pochi giorni la credibilità di Francesco Valduga, sindaco civico, amministratore “anti-sistema” che voleva recuperare rapporti diretti con i suoi cittadini, è stata demolita. Quanto avvenuto nella città della quercia deve preoccupare tutto il Trentino: si è trattato infatti di un passaggio doloroso, di una deriva della democrazia. Anche perché troppi passaggi hanno fatto ricordare l’arroganza imposta a Mori con la costruzione del vallo-tomo e la repressione giudiziaria della legittima protesta dei cittadini. L’incapacità di dialogo e di coinvolgimento del sindaco nei confronti dei suoi cittadini non poteva risultare più esplicita: il tutto evidenziato dagli scudi e dai caschi dei celerini, armati fino ai denti nel cacciare dal viale poche persone che cercavano di impedire il taglio.

Notevole sensibilità ha poi dimostrato Valduga nelle scelta del giorno in cui intervenire: il 22 aprile, giornata mondiale della Terra! Oramai sempre più spesso sindaci deboli si trasformano in podestà...

Ma al di là degli eccessi del sindaco, come stanno le cose?

Alcuni cittadini, forse ormai totalmente delusi dai politici di ogni area, hanno individuato il loro “parco” in un insieme di alberature probabilmente insicure e senza dubbio inadeguate alla città: l’ippocastano ha bisogno infatti di continua manutenzione, con il tempo l’apparato radicale, dirompente, distrugge marciapiedi e opere pubbliche sotterranee. Ma era sufficiente operare con una studiata gradualità, spiegare tecnicamente i motivi della scelta del taglio e perché era necessario innovare il viale piantumando altre specie, certamente non il ginkgo biloba.

È stato poi singolare vedere i forestali lavorare su torrette alla ricerca di nidi con covate di uccelli e intervenire per un recupero. Per poi dove portare le covate? Come informare i genitori del luogo dove uova o uccellini sono stati spostati? Non era necessario avere una laurea in scienze naturali o in veterinaria per sapere che in primavera gli uccelli nidificano e che dunque il periodo scelto per il taglio degli alberi era il più inopportuno possibile.

Altro tema riguarda i Verdi del Trentino, e roveretani: un gruppo politico ormai marginale, da sempre assente su ogni grande tema ambientale, ma sempre protagonista quando si tratta di discutere di poltrone, comunali o provinciali, e che si è spaccato su una questione marginale come questa, mostrando quale sia il suo livello culturale e politico.

L’ambientalismo associativo trentino è all’avanguardia nazionale, mentre la presunta realtà istituzionale di riferimento della cultura ambientalista invece di confrontarsi sulle aree protette, sulla mobilità, sulle energie rinnovabili, sull’esasperato consumo di suolo nella nostra realtà, si divide sul taglio di qualche decina di alberi. Segno dei tempi. Un altro triste passaggio della nostra politica, un altro segnale del diffuso malessere della società.