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La Regione è importante

Francesco Borzaga

Ho assistito qualche giorno fa ad un incontro, tenuto alle Gallerie di Piedicastello e organizzato dalla Fondazione Museo Storico, fra i presidenti delle Camere di Commercio di Bolzano e Trento sul futuro delle nostre autonomie e più in generale sui rapporti fra le due Provincie. Sullo sfondo, ma non troppo nascosto, restava il tema del ruolo e del futuro della Regione. Non mi pare - anche se posso sbagliarmi - che la manifestazione abbia trovato sulla nostra stampa il dovuto risalto, e molto me ne dispiace; penso che il tema abbia importanza fondamentale, certo in primo luogo per il Trentino, ma altrettanto - io credo - per i nostri vicini.

La serata non ha dato soluzioni precise, come non era del resto da attendersi, ma tuttavia le relazioni di Michl Ebner per Bolzano e di Giovanni Bort per Trento hanno entrambe messo in luce la comunanza dei problemi e la complementarietà dei due territori. Dall’autonomia tutti noi abbiamo ottenuto dei vantaggi, godendo oggi di un livello di organizzazione e benessere migliori rispetto alla media delle regioni italiane. Tuttavia questa nostra autonomia riscuote scarsa simpatia presso queste, perché è considerata un inaccettabile privilegio ed è oggetto d’invidia e contestazione. Soprattutto l’autonomia del Trentino è considerata anomala.

Per quanto mi riguarda, penso che in questo contesto l’istituto della Regione sia di fondamentale importanza e che esso debba essere difeso in ogni modo. Ne ha parlato in un recente intervento Carlo Andreotti, già presidente della Regione, chiedendo che la Consulta di Trento e la Convenzione di Bolzano, chiamate a pronunciarsi sul “terzo Statuto”, proseguano il loro lavoro valorizzando appunto il quadro regionale. Negli ultimi anni questo sembra invece aver perduto man mano rilievo, così che si tende a considerare Trento e Bolzano come due Regioni separate e diverse.

Considero tale deriva un grave errore, che rischia da un lato di renedere incomprensibile e inutile l’autonomia del Trentino, e dall’altro di esporre l’Alto Adige ad un pericoloso contrasto nazionalista con sviluppi ed esiti del tutto imprevedibili.

Assai meglio,quindi, mi sembra mantenere il legame, accentuando la collaborazione sui molti temi di interesse comune e valorizzando istituti, come il Libro Fondiario e gli Istituti provinciali agrari, ereditati da una storia comune.

Assistiamo in questi tempi ad una crisi dell’idea europea, con il conseguente ritorno di nazionalismi e chiusure varie. Giustamente quindi Marco Boato, nume tutelare dei verdi trentini, ha salutato la recente elezione del verde Alexander van der Bellen a presidente della confinante Repubblica Austriaca quale motivo di speranza per l’Austria e per l’Europa tutta.

Osservo come questa speranza possa e debba valere per la nostra regione, tradizionale luogo di incontro, o, viceversa, di scontro tra Austria e Italia. Qui, nel passato, dal nazionalismo abbiamo ereditato tanto odio, tanti lutti e tante rovine. Non vorrei che il futuro ce ne riservasse di nuovi.

In occasione dell’incontro alle Gallerie di Piedicastello è stato fra l’altro osservato come le due popolazioni - la trentina e l’altoatesina - “non si parlino”, rimanendo fisicamente vicine ma in realtà con ben pochi rapporti. Questo, per mia esperienza, vale non solo per i sudtirolesi in generale, ma anche per i bolzanini “italiani”. Penso che a tale riguardo il movimento verde, europeista per natura e ben radicato non solo in Austria e in Germania, ma pure in quel di Bolzano, potrebbe rivelarsi un fattore di unione e di dialogo, per la difesa di un ambiente e di un territorio che sono la nostra casa comune. Uno sforzo organizzativo e politico in questa direzione potrebbe dare buoni frutti ed essere di esempio anche per altri.

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