Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 5, maggio 2016 Seconda cover

Troppo buoni con i profughi?

Dopo la clamorosa protesta in via Brennero, sorge il dubbio: li stiamo aiutando nella maniera giusta?

Ha suscitato impressione la manifestazione, con blocco di via Brennero, organizzata da un gruppo di profughi ospitati nella residenza (ex-motel Agip) gestita dal Cinformi, l’unità operativa provinciale che coordina operatori e realtà sociali che si occupano di immigrazione. Innanzitutto per le richieste, francamente strampalate: più soldi per le ricariche telefoniche, maggior assistenza sanitaria (“un medico che stia nella residenza” o se non altro essere portati in auto dal medico, non dover andare in autobus), fino al motivo vero: il timore di vedersi respinta la domanda d’asilo.

Quando poi su L’Adige è apparsa la testimonianza di un operatore del Cinformi che era stato portinaio alla residenza Brennero e che lamentava sporcizia, apatia, ma anche atteggiamenti violenti da parte degli ospiti, scattava un interrogativo: non è che stiamo sbagliando qualcosa?

Anche chi non è xenofobo (gli xenofobi veri sono naturalmente andati a nozze) si è chiesto: li stiamo aiutando nella maniera giusta? Non è che stiamo sbagliando per troppo buonismo?

Questi gli interrogativi cui, dopo aver presentato la multiforme attività del Cinformi in altre inchieste (vedi QT di gennaio e di marzo), vogliamo qui rispondere.

Incominciamo con l’indagare il tema sempre in sottofondo, il non detto di quando si parla di accoglienza a svantaggiati: quanto si può essere buoni e quanto si deve essere duri?

Stiamo parlando di posti di frontiera – ci dice Vincenzo Passerini, già assessore provinciale all’Istruzione (per la cronaca, l’unico a suo tempo gradito a studenti e insegnanti), ma soprattutto presidente del Coordinamento Nazionale Comunità d’Accoglienza, e per tre anni presidente di quell’autentico avamposto sociale che è il Punto d’Incontro, mensa e dormitorio per gli ultimi della società - La questione di eventuali comportamenti violenti da parte di certi ospiti è sempre all’ordine del giorno, e va continuamente verificata. Come per i diseredati, i barboni del Punto d’Incontro, così il mondo dei profughi spesso viene da storie traumatiche, è una categoria di estrema fragilità sociale, senza più una famiglia, senza la lingua giusta, con prospettive di inserimento che si allontanano. Nei dormitori per i senza dimora la rissa è dietro l’angolo. Il problema è come la affronti; al Punto d’Incontro don Dante Clauser aveva dato una regola ferrea: nessun gesto di violenza, neanche quella verbale, viene tollerato, chi sgarra subisce la sanzione prevista dal regolamento, che è l’allontanamento (un giorno, un mese, ecc), non si accetta che si butti via il cibo, e così via”.

Questi dunque i principi che da 37 anni improntano l’accoglienza ai senza dimora. E con i profughi, come ci si comporta?

Il presidente della Provincia Ugo Rossi ha subito sbandierato l’espulsione dei responsabili del blocco stradale. Diciamo subito che è una dichiarazione ambigua, anzi furbastra. Perché l’espulsione – intesa come cacciata dal territorio nazionale - per un richiedente asilo non è possibile se non in caso di dimostrata vicinanza al terrorismo. L’espulsione possibile è più semplicemente (e per molti dei soggetti di cui parliamo sarebbe un dramma) dal programma di accoglienza provinciale.

Pierluigi La Spada, coordinatore del Cinformi

Riguardo alla mobilitazione di via Brennero, sono stati individuati nove responsabili – ci risponde il coordinatore del Cinformi Pierluigi La Spada - Le violazioni riguardano non tanto la manifestazione, quanto minacce agli operatori, in particolare in quella mattinata. Precedentemente ci sono stati altri comportamenti non più tollerabili da parte delle stesse persone, quali violenze, soprattutto verbali, e qualche strattonamento agli stessi operatori”.

In questo contesto, quale deve essere il comportamento dell’istituzione?

“Sta alla sensibilità degli operatori gestire i casi; – ci risponde Luca Zeni, assessore competente - se ci sono comportamenti non gravi ci son sanzioni come il richiamo, togliere il pocket money (il piccolo contributo quotidiano per le spese personali, 2,5 euro al giorno), spostarli sul territorio se è un problema di relazioni. Se poi sono comportamenti gravi come minacce, spinte, ci sono le segnalazioni alle forze dell’ordine. In questo caso ci sono stati alcuni soggetti – nove per la precisione - che hanno creato una situazione pesante e reiterata con gli operatori, che giudichiamo inaccettabile. Ora è il Commissario del governo incaricato di prendere le opportune misure”.

Il Commissario del Governo non c’è – siamo in periodo di interregno, ne è stato nominato uno nuovo, non ancora arrivato a Trento. Il vice facente funzione, dott. Domenico Lione, pur animato da ottimi propositi, non doveva avere le idee chiare: di fronte ai rifugiati autori del blocco, che non volevano mandare una delegazione ad incontrarlo, si è mosso lui, andando in via Brennero. E alla stampa non parla.

Per fortuna parla La Spada: “Bisogna fare una distinzione fra due tipi di utente. Se il responsabile delle violazioni è un richiedente asilo in attesa della risposta da parte della Commissione, la competenza sulla sanzione è del Commissario del Governo, su nostra segnalazione, che decide la revoca dell’accoglienza. Se invece il responsabile ha già ricevuto risposta positiva dalla Commissione, rientra in uno dei tre status possibili di protetto internazionale (vedi schema in basso). In questo caso, è il Cinformi stesso, o comunque l’ente gestore dell’accoglienza, a comminare la sanzione di revoca dell’accoglienza”.

I 9 soggetti in questione sono tutti richiedenti asilo. “Tra di essi ci sono due minori, per i quali si vedrà quali provvedimenti adottare. Trattandosi di soggetti in condizioni di vulnerabilità, non possono essere soggetti a revoca. Invece per tutti i sette maggiorenni il Commissario del Governo ha adottato le revoche dell’accoglienza e al momento sono in corso le procedure di allontanamento”.

E cosa faranno queste persone quando usciranno?

Molto probabilmente andranno in un’altra città. Proveranno a cercarsi qualche lavoro dove forse possono avere qualche possibilità in più. Talvolta, vivere di espedienti o di qualche piccolo lavoretto è più facile in realtà più grandi”.

Insomma, il caso della scombinata protesta di via Brennero, dovrebbe essere avviato a risoluzione. Ma non stiamo parlando di un’eccezione. Ancora Passerini: “Le regole in queste comunità vanno rispettate, sono posti di frontiera, e se le regole vengono ignorate, la frontiera crolla; gli stessi emarginati hanno bisogno delle regole per tenersi in piedi, è un appoggio esterno che ti abitua a vivere in comunità”.

Così La Spada: “Il nostro progetto di accoglienza si regge su un patto fra l’ente e l’utente: si erogano i servizi a fronte del rispetto delle regole interne e della disponibilità a contribuire alla sussistenza stessa della struttura. Pertanto gli ospiti sono chiamati a pulire i locali, a rispettare il personale, a collaborare per garantire la miglior convivenza possibile. Per questo motivo chi sgarra è soggetto a richiami verbali o scritti, e a sanzioni che vanno dalla riduzione del pocket money alla revoca dell’accoglienza. Ogni anno abbiamo avuto sette-otto revoche, però non tutte insieme come questa volta”.

Detto che l’organizzazione sa farsi rispettare, La Spada precisa: “Non possiamo comunque dimenticare le condizioni da cui questi rifugiati arrivano: sono abituati a vivere in una tale precarietà di diritti per cui pensano di dover avanzare le richieste con toni accesi e facendosi forza in gruppo. Il che a noi che siamo abituati a ritenere normale fare delle richieste, appare come un atteggiamento violento”.

In altre parole, chi ha subito soprattutto soprusi, non sa come comportarsi in uno stato di diritto.

Si è parlato anche di sporcizia, apatia, ospiti che non hanno voglia di fare i lavori interni…

Ripeto che Cinformi adotta tutte le possibili strade per convincere l’ospite a rispettare il patto di accoglienza. Va detto che la stragrande maggioranza dei 900 ospiti sono persone perbene a cui non abbiamo nulla da rimproverare. Capita, nella giornata, che qualcuno sia più svogliato o faccia le cose con meno attenzione. Di conseguenza è perfettamente possibile che un osservatore possa aver trovato qualche situazione di non pulizia o disordine nei locali. Ciò non significa che tutti i locali siano sporchi sempre. È un progetto educativo, in divenire, e quindi qualche sbavatura può capitare. Se ci si aspetta di avere tutti i locali perfettamente puliti e tirati a lucido, allora dobbiamo necessariamente appaltare la pulizia ad un’impresa specializzata; ma saremmo in una condizione diseducativa, e non ci sarebbe lo stimolo a collaborare e crescere”.

Richiedenti asilo

Entrano nel progetto di accoglienza e fanno domanda per ottenere la protezione internazionale

Domanda respinta

  • Richiedenti asilo: Rimangono richiedenti asilo e possono fare ricorso. Se non hanno mezzi di sostentamento possono rimanere fino a 6 mesi in accoglienza.

Domanda accolta

  • Protezione umanitaria: Soggetto in particolare condizione di vulnerabilità (minore o madre con bambino)
  • Protezione sussidiaria: Chi è perseguitato nel suo Paese per razza, religione o posizione politica
  • Rifugiato: Chi dimostra di essere personalmente perseguitato