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Un orso è arrivato, ma non si troverà bene...

Con un’operazione a sorpresa, Bruno, l’orso prelevato dal Parco d’Abruzzo, è stato trasferito a S.Romedio. L’area era già stata dichiarata insalubre per l’orso, ma l’inconsistenza dei pubblici amministratori e l’ipocrisia dei religiosi interessati hanno rifiutato ogni ragionamento sul benessere dell’animale. L’arrivo di Bruno a S. Romedio è stato programmato in ore serali, col buio. Sono stati operati veri e propri depistaggi per prevenire le eventuali, legittime, azioni di protesta dei cittadini sensibili ai maltrattamenti degli animali. Chi ha fatto ricorso a tanti sotterfugi dimostra di sapere di aver compiuto un’azione indegna. Come qualificare un pubblico amministratore che utilizza un essere vivente per raccattare consensi? Come qualificare chi trasforma bellezze naturali in luoghi di sofferenza? Con l’arrivo di Bruno, l’eremo cambia il proprio status. Da luogo di culto si trasforma in luogo d’attrazione turistica: uno dei peggiori, perchè esibisce una vita per attrarre visitatori. Non sarà più possibile sentirsi in comunione con un sacerdote che celebra i sacramenti a pochi metri da un animale ingiustamente segregato; né prestar fede a chi predica fratellanza e amore per il Creato. Niente avrebbe giustificato la segregazione dell’orso in quell’area umida, mai riscaldata dai raggi del sole. Fingendo di avere a cuore il benessere dell’animale, qualcuno, furbescamente, obietta che dov’era prima, Bruno, stava peggio. Starà meglio in quel luogo insalubre, rispetto alla gabbia di pochi metri quadrati dov’era rinchiuso prima. Se questo buon cuore fosse sincero, l’orso sarebbe stato trasferito in un’area appositamente realizzata per il suo benessere.

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