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Pinzolo Campiglio: perché no

Un gruppo di giudicariesi

Un gruppo di cittadini delle valli Giudicarle intende manifestare il proprio dissenso sul progettato collegamento sciistico tra Pinzolo e Madonna di Campiglio, confutando le affermazioni dei promotori dell'iniziativa e sollecitando l'opinione pubblica a prendere posizione contro questo ennesimo tentativo di usare il territorio per fini speculativi. Questo impianto non è, come tutti quelli che lo hanno preceduto, motivato dalle solite ipocrite ragioni di impianto essenziale per lo sviluppo della Rendena. Se ne discute da più di un decennio perché coinvolge qualcosa di molto più rilevante. Infatti:

1. Non è conveniente sotto il profilo strettamente sciistico e tecnico dato che non ha senso passare metà di una giornata sciistica seduti sugli impianti: è un modo molto insensato e costoso per andare da Pinzolo a Campiglio. Questo insieme di impianti dal costo minimale di 30 miliardi e dalla gestione costosissima in realtà non serve a Pinzolo: è solo un mezzo per assorbire totalmente il Colarin e Mavignola nel sistema delle funivie di Campiglio.

2. Sotto l'aspetto turistico e culturale il progetto trascina la Rendena e Pinzolo dentro la falsa prospettiva che lo sviluppo turistico del 2000 debba consistere nell'inseguire ciecamente la monocultura invernale di Campiglio. Pinzolo, la Rendena e le Giudicarle debbono puntare su un turismo basato su più motivazioni, su stili di vita originali, non sullo svendere il territorio a chi ha soldi, trasformando una montagna unica al mondo in un carosello. Non ci si può prostituire alle esigenze del mercato seguendone acriticamente gli umori, anteponendo ad ogni valore il profitto, spacciandolo per necessità economica. La Rendena non può puntare a diventare una Disneyland di montagna o il dormitorio di Campiglio.

3. Sotto il profilo urbanistico l'impianto è l'alibi per non affrontare i veri problemi della zona, in primo luogo il riequilibrio di una caotica crescita edilizia che sta diventando speculazione condominiale di cui ai locali restano le briciole. La crescita sconsiderata delle seconde case mette in crisi gli affitti degli appartamenti e anche gli alberghi. Oltretutto, il turismo invernale cannibalizza quello estivo.

4. Da un punto di vista ambientale il progetto è di una dirompenza unica. Significa trasformare Plaza, luogo di baite, pascoli, campeggi, ingresso alla Valagola e alla Val Brenta in un centro meccanizzato, in un posteggio. Perché, oltre agli impianti, si dovrà prevedere una strada da Mavignola, infrastrutture per le gare sulla pista "nera", una pista più facile per gli sciatori medi con ulteriori disboscamenti che massacrerebbero tutto il circo boscoso che si estende sino a Campiglio: non si distruggerebbe solo l'ambiente, ma la storia e la cultura di un territorio per un utilizzo, se va bene, di soli tre mesi all'anno, compromettendo quello estivo e autunnale.

Quali dunque le vere motivazioni del progetto? La motivazione di facciata è la necessità di aver una pista di discesa libera nell'illusoria speranza di non perdere il carrozzone del circo bianco. Ma è assurdo pensare che, perché Pinzolo fa la sua libera, la Val Gardena ceda la sua, visto anche il peso politico di gardenesi e badioti all'interno della FIS.

La seconda e vera ragione è che la speculazione edilizia a Campiglio e a Pinzolo sta esaurendo gli spazi e deve puntare su Mavignola. Il problema è quindi agganciare Mavignola al sistema, aprire il terzo polo fra Pinzolo e Campiglio e costruire lì ancora per 10 anni. Danneggiando ulteriormente i proprietari di appartamenti e gli albergatori di Pinzolo.

Se abbiamo ancora un po' di orgoglio per difendere quanto i nostri antenati ci hanno tramandato e che una generazione di speculatori vuole distruggere, è il momento di manifestarlo dicendo no a questo progetto.

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