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Biogas e biocompostaggio: da Fiavè a Levico niente di nuovo

Comitato Iniziative Giudicarie Esteriori

Quando si sentono ( ormai purtroppo frequentemente) notizie alla Tv o si legge sulla stampa, di disastri ecologici, di impianti industriali pericolosi, di inquinamento idrico o del suolo, la prima cosa che si pensa è: ”Per fortuna, abitiamo lontano, qui non potrebbe succedere...”. E’ un pensiero egoistico, una fragile ancora di salvezza, alla quale aggrapparsi per non cedere al pessimismo sulla sorte del pianeta. Sappiamo benissimo, infatti, che se anche un battito d’ali si ripercuote nel mondo, figuriamoci cosa può succedere se da qualsiasi parte di questa Terra si rompono gli equilibri ecologici. Se comunque il pericolo si avverte vicino a noi, nel nostro “giardino”, molti si danno da fare e si impegnano a tutelare il proprio ambiente, la propria casa; nascono così comitati di cittadini e associazioni varie. Pensando solamente alla pur doverosa difesa dei piccolo territorio dove si vive, si corre però il rischio di venire isolati, di non essere considerati, di disperdere molta energia contro i poteri che contano.

Questa riflessione è stata condivisa da un bel gruppetto di noi appartenenti al CIGE (Comitato Iniziative Giudicarie Esteriori, che si oppone al mega impianto di bio-gas, previsto nella zona di Fiavè) durante la nostra gita, se così si può chiamare, di sabato 10 febbraio, a Campiello, la frazione della Valsugana, che da due anni ospita un impianto “modello” di biocompostaggio, del quale spesso si occupano i quotidiani provinciali e non certo per decantarne i risultati.

Siamo partiti da Fiavè, Bleggio e Lomaso per renderci conto di come si vive vicino a quel tipo di impianto, di cosa pensa la gente, di come vengono accolte le loro istanze dai rappresentanti politici. Fin dall’inizio dei nostro incontro con Armando Giongo e con gli altri esponenti del locale comitato, ci siamo subito trovati in sintonia: gente semplice, lavoratori, come molti altri, che si mettono a servizio della comunità per prendersi cura di tesori preziosi come la vita stessa: l’ambiente, l’aria che respiriamo, la terra che lavoriamo e su cui camminiamo. Avvicinandoci poi all’impianto, le spiegazioni degli abitanti sulla storia e sulle problematiche ecologiche dello stesso, ci sono sembrate quasi superflue: bastava il nostro naso per sentire un odore nauseabondo, penetrante, una puzza che ci ha costretti a ripararci in qualche modo con dei fazzolettini di carta sul viso. Mentre Armando continuava a ripeterci che “No, questo, non è niente, dovreste tornare lunedì mattina”, noi non vedevamo l’ora di sparire da quel luogo, di allontanarci da quel vapore biancastro che si sollevava dal materiale depositato. Ci siamo chiesti, con rabbia, come le autorità abbiano potuto permettere la costruzione di un impianto di quel genere.

Lì vicino, a poche centinaia di metri, abbiamo visto la casa del signor Martinelli, recentemente scomparso, e della sua famiglia. Una casa costruita con sacrificio, che se anche si volesse vendere, ora non la comprerebbe nessuno (ma qualche politico interpellato sulla questione, si è permesso di liquidare anche questo problema con una battuta).

Da quella casa è uscita la signora Martinelli a stendere i panni e tutti siamo rimasti impressionati da quelle lenzuola candide, in mezzo ad un tanfo tremendo.

Abbiamo conosciuto gente tenuta all’oscuro, non informata sulle possibili conseguenze negative dell’impianto, presa in giro con la promessa di installare “nasi elettronici”, mamme che in estate devono scappare al lago di Levico, per far respirare aria pura ai loro bambini. Gente delusa, amareggiata dall’atteggiamento di molti politici, ma niente affatto rassegnata e con una grandissima dignità. Costruendo l’impianto di biocompostaggio, gli esperti, i tecnici avevano spiegato agli abitanti che si sarebbe risolto il problema della puzza prodotta da una precedente piccola attività di lombrico-coltura. Invece la puzza si è intensificata a dismisura ed è diventata persistente, ma adesso viene addirittura negata.

Il paragone, a noi dei CIGE, è sorto immediatamente; anche agli abitanti delle Giudicarie Esteriori si sta promettendo che attraverso un mega impianto di biogas da 90.000 tonnellate, si risolverà il problema dei ref lui zootecnici . A quale prezzo? - ci siamo chiesti. Al prezzo che stanno pagando gli abitanti di Campiello?

Tornando verso casa, con l’odore nelle narici e nei vestiti, nessuno aveva voglia di parlare. In tutti è nato il desiderio di lanciare un appello ai comitati sparsi nel territorio provinciale. La solidarietà agli abitanti di Campiello, non è sufficiente: uniamoci per far sentire la nostra voce. Uniamoci per un futuro sostenibile. Ai politici sensibili (gli altri possono starsene a Trento a sognare i vitalizi d’oro), vogliamo dire di ascoltare la gente, dimostrando vera passione politica e non esprimendo vuote parole di un linguaggio freddo, distante dalle persone. Ricordatevi, come dice Grillo, che siete voi i nostri dipendenti e che i soldi che gestite non sono vostri, ma della comunità.

Comitato Iniziative Giudicarie Esteriori