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QT n. 10, ottobre 2019 Servizi

Un altro sfregio annunciato

Arco: tanto nuovo cemento con la scusa di “valorizzare” un parco storico, che ne risulterebbe stravolto

Comitato Sviluppo Sostenibile, Comitato Salvaguardia Olivaia, WWF trentino, Italia Nostra trentino, Rotte Inverse
Il parco di Arco

“Il vecchio diceva, guardando lontano, immagina questo coperto di grano, immagina i frutti e immagina i fiori, crescevano gli alberi e tutto era verde”: questo cantava Francesco Guccini nel 1982. Ormai ci sembra più reale guardare una foresta su uno schermo in tecnologia HD, invece che fare una passeggiata all’aperto per fare esperienza della natura dal vivo, godendo dei suoi colori, dei suoi profumi, dei suoi benefici. Si fa un gran parlare di emergenza climatica e ci si dimentica che uno dei primi passi da compiere è salvaguardare la vita del nostro ecosistema ponendo un freno alla cementificazione del territorio.

Esiste ad Arco un centenario e bellissimo parco, un polmone verde popolato da piante rare tipiche del clima mediterraneo, che circonda villa Angerer e l’ex Sanaclero, nella frazione di Vigne. Dismessa la funzione di sanatorio, il complesso è passato alla Provincia, grazie alla riforma della Sanità degli anni ‘70 ed è rimasto praticamente dimenticato dalle istituzioni, ma non dalla popolazione, che nel 2014, è riuscita a farlo entrare nella lista dei “Luoghi del Cuore” del F.A.I. con più di 3.000 voti.

Qualche timido progetto è stato avanzato nel corso degli anni: sede centrale dello scoutismo mondiale, centro polivalente, residenza per anziani, struttura scolastica o di livello universitario, struttura di ricerca. Ma nessuna di queste idee è stata davvero esplorata. Finché è arrivata la proposta di un gruppo di imprenditori (così è stata presentata lo scorso anno durante una visita illustrativa ai consiglieri e alla popolazione), che ha acceso gli entusiasmi della Giunta comunale arcense e di quella provinciale, che poco tempo fa hanno intensificato la loro collaborazione arrivando ad agosto alla stesura dell’accordo che, firmato da Sindaco e Presidente della Provincia, costituirà variante urbanistica. Tale intesa prevede il cambio di destinazione urbanistica del complesso da “funzione pubblica” a “funzione ricettivo-alberghiera”, col risanamento di villa Angerer e la ristrutturazione dell’ex sanatorio e con l’abnorme previsione di nuovi volumi per una maggiore cubatura, il tutto sacrificando l’amenità del parco, la viabilità e il paesaggio. Una struttura enorme sta per essere calata tra Vigne e Chiarano.

Guardando le tavole grafiche della situazione attuale e di quella post-variante, il consumo di suolo è evidente e sproporzionato rispetto all’estensione del parco. Ma ciò risponde allo scopo perseguito dalla Provincia e sostenuto dalla Giunta comunale, di valorizzazione del grande volume, inteso solo in minima parte come recupero del valore storico-artistico-paesaggistico, ma più probabilmente come mero “far cassa”. L’accordo urbanistico non specifica se il bene sarà ceduto o concesso in comodato a un privato che, a quanto si è potuto leggere dai giornali e apprendere in occasione della presentazione del progetto, lo farà diventare l’hotel a 5 stelle più grande non solo del Comune, ma forse dell’intero Trentino. Sullo sfondo si vocifera di un’annessa clinica privata per la longevità, guidata dal luminare dott. Fontana, ma di tale destinazione non vi è traccia nell’accordo urbanistico.

Qui non vogliamo certo chiudere gli occhi sulla situazione di abbandono dell’edificio e del parco e sulle ingenti somme necessarie per riportarli agli antichi splendori; vogliamo soprattutto richiamare Provincia e Comune al vero significato di Amministrazione pubblica: un ente che ha lo scopo di amministrare i beni pubblici, prendendosene cura e non abbandonandoli al loro destino, ma soprattutto evitando di distruggerli e snaturarli.

Siamo ancora in tempo per mantenere questo luogo testimone dello splendore dell’epoca del Kurort e oasi di pace e bellezza, possibilmente in mano pubblica. Ma soprattutto si eviti lo stravolgimento della zona, inevitabile se la variante verrà ratificata dal Consiglio comunale. Se così fosse, si potranno realizzare nuovi volumi pari a una superficie utile netta di 4300 m² (l’equivalente di circa 17.200 m³ a cui si aggiungeranno circa 800 m³ per edificio, quali bonus energetici); in sostanza, una nuova volumetria pari all’attuale ex Argentina, a cui si aggiungeranno gli immensi parcheggi, ancorché interrati, e una viabilità a dir poco caotica vista l’ubicazione. Tutto sarà inevitabilmente stravolto. Possibile che la storia recente non abbia insegnato nulla?

Pensateci bene, cari consiglieri, la responsabilità delle sorti di villa Angerer è sulle vostre spalle: è l’occasione per un atto di coraggio, per un’inversione di rotta, per un impegno concreto a lasciare in eredità ai giovani più verde e meno cemento!

I nostri nonni, ripetendo che i soldi non danno la felicità, cercavano di farci capire che la vera ricchezza non è fatta da un grosso conto in banca, ma da una buona qualità della vita e dell’ambiente nel quale si vive.