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QT n. 12, dicembre 2018 Trentagiorni

Folgaria, Forrer scontenta tutti

Una storia emblematica per le implicazioni con la Provincia, i gruppi di potere al suo interno, alla gestione dei contributi e del territorio

Walter Forrer

Walter Forrer, il sindaco del cambiamento, costretto alle dimissioni dalla sua stessa giunta. Eletto col 64% dei voti perché cambiasse il modello turistico di Folgaria, avviato ormai verso il disastro. E che deve gettare la spugna. Ma nel modo peggiore: non tanto sconfitto dagli avversari, ma sfiduciato dai suoi. O meglio, chiuso a tenaglia: da una parte i poteri forti locali che lo denunciano in tribunale perché gli fa la guerra; dall’altra i suoi assessori che si ribellano perché verso i suddetti poteri è troppo condiscendente. Come mai tutto questo?

Raccontiamola questa storia, anche perché è emblematica non solo di una realtà locale, in quanto le implicazioni portano diritte alla Provincia, ai gruppi di potere al suo interno, alla gestione dei contributi e del territorio.

Come raccontavamo nel numero di dicembre dello scorso anno, Forrer. eletto a furor di popolo per cambiare, in una località amena d’estate ma poco vocata agli sport invernali, un modello turistico incentrato sullo sci, che aveva creato il dissesto della società impiantistica, la crisi della Cassa Rurale e le sofferenze in albergatori e commercianti, una volta in Municipio aveva invece pensato bene di appoggiarsi alla lobby che avrebbe dovuto mettere in un angolo. Per rafforzarsi politicamente si era iscritto al partito dell’allora presidente della Provincia Ugo Rossi, il Patt.

A Folgaria, di fronte al disastro combinato da una gestione dissennata, il partito di riferimento della lobby locale, il Pd, aveva pensato bene di defilarsi; e allora Rossi, grande statista, aveva visto l’occasione per assumere lui quel ruolo. Ecco quindi che il braccio operativo della Provincia, Trentino Sviluppo, immette nella nuova società impiantistica, FolgariaSki, 13 milioni (e altri a seguire), a patto che a gestire la società sia messo Denis Rech, già numero due della vecchia società. E in una tesissima assemblea pubblica, di fronte allo sconcerto dei folgaretani (chiamati anche loro ad aprire i cordoni della borsa), impone che si faccia garante lo stesso sindaco: “Rech sarà un presidente traghettatore dal vecchio al nuovo: sarò io a controllare e a garantire”.

Ma con Rech appoggiato da Trentino Sviluppo che ci mette i soldi e da Ugo Rossi e dall’assessore al turismo Michele Dallapiccola (sempre del Patt) cui Forrer si è politicamente genuflesso, il sindaco non controlla un bel niente: è del tutto impotente.

Infatti Denis Rech fa letteralmente quello che vuole. I patti parasociali tra Provincia, Comune, Trentino Sviluppo e FolgariaSki prevedono che il Comune disponga di incisivi poteri di verifica sulla società, e che vi nomini un tecnico di sua fiducia (l’ing. Franco Falcieri, già direttore della funivia Malcesine Monte Baldo) nel cda? Rech si rifiuta di dargli deleghe, e anzi secreta allo stesso Comune (che, ricordiamolo, è suo azionista) una relazione tecnica dell’ingegnere. FolgariaSki vuole costruire ski bar e strutture di servizio presso le piste? Realizza costruzioni abusive, in cemento invece che amovibili e in area protetta, se ne infischia dei rilievi del Comune, si oppone all’inevitabile ingiunzione di demolizione, perde il ricorso al Tar ma – spalleggiato da Ugo Rossi che pubblicamente rimbrotta Forrer – tiene duro.

Ma questa era la storia di ieri: oggi nuovi sviluppi illuminano meglio – e un po’ tristemente - la vicenda.

Folgaria

Denis Rech infatti esagera. Si sente supportato da Rossi (che pubblicamente promette nuovi soldi per gli impianti funiviari, per alimentare ancora il mostro mangiasoldi che tanti danni ha già creato) e dal potere politico. Arriva all’impudenza di presentare un esposto contro il sindaco e il vicesindaco nonché assessore all’urbanistica Arcadio Gelmi per continue pressioni, anzi, una vera e propria azione vessatoria, perché pretendono prima la nomina in cda di un rappresentante del Comune, poi perché gli siano dati gli strumenti (deleghe e quant’altro) affinché possa operare un effettivo controllo.

Insomma, il presidente traghettatore non sopporta di essere controllato da chi lo ha appena salvato sborsando fior di quattrini.

A supporto delle sue opinabili tesi, Rech porta in tribunale una registrazione di un incontro privato col sindaco. Registrazione che mette nei guai Forrer. Ma non perché faccia illecite o particolari pressioni su Rech, ma al contrario: gli propone di mettersi d'accordo. Gli chiede di venire incontro ad alcune delle richieste del Comune, in maniera che lui possa tacitare i suoi assessori e consiglieri. Dopodiché gli lascerebbe briglia sciolta.

L’incontro di per sé non è scandaloso. Che il sindaco voglia appianare uno scontro che rischia di essere lacerante in paese, ci sta, anzi è positivo. Il punto è che Forrer non ha mai condiviso la propria azione con i suoi assessori, che si sono trovati Forrer a traccheggiare, a menar il can per l’aia, senza più agire per mettere sotto controllo la società sciistica ed avviare finalmente il diverso modello di sviluppo promesso agli elettori. “Ci ha propinato imbrogli e falsità; – ci dice il vicesindaco Arcadio Gelmi - noi ce ne siamo accorti solo un anno e mezzo dopo, quando ormai ci aveva fatto perdere credibilità”.

Una volta resasi conto della situazione, la maggioranza metteva il sindaco alle strette, facendo anche saltare giunte e consigli. Ma Forrer, imperterrito, andava avanti per la sua strada, alla ricerca di una mediazione impossibile tra i (pre)potenti del paese e i suoi ormai ex sostenitori.

Così si la maggioranza (attenzione, non la minoranza) è arrivata a chiedere – e logicamente ottenere - le dimissioni del proprio sindaco. “Perché non seguiva più le direttive del programma elettorale, ma gli ordini da Trento” - ribadisce il vicesindaco.

Abbiamo chiesto a Forrer la sua versione: “Scusatemi, sono troppo amareggiato. Ora preferisco non commentare”.

In questo clima si sono svolte le elezioni provinciali.

La politica clientelare di Ugo Rossi, pur sostenuta dai milioni della Pat, non ha ottenuto i risultati sperati: il Patt è passato dai 310 (19,77%) voti del 2013 a 144 (8,53%), lasciando a Walter Kaswalder, con 228 voti, il primato nel mondo autonomista. Il Pd, che a Folgaria aveva la sua storica roccaforte, è passato da 658 voti (42%) a 491 (29,1%). Forse farebbe meglio a chiedersi perché (da notarsi che Arcadio Gelmi è uno storico militante socialista). E così ha vinto a mani basse Fugatti, che ha decuplicato i voti, da 85 a 868.

Insomma, la clientela non ha pagato. Magra consolazione; per ora di un diverso modello di sviluppo per Folgaria non si vede più traccia, quello è il dato vero. Intanto il Comune è gestito da un commissario, Marco Viola, dirigente provinciale in pensione (che detto per inciso, a suo tempo, nel ruolo di dirigente pubblico, francamente non avevamo apprezzato). Ma non è certo il Commissario a fare la differenza. Noi speriamo che alle imminenti elezioni per un nuovo sindaco, la ricerca di una nuova via per il turismo folgaretano sia ancora praticata.